Donne alle prese con l’amore e altri dettagli della vita, donne lesbiche di età non giovanissima, tutte molto fini, presumibilmente belle, tutte a Parigi, sono scrittrici, attrici, insomma super-borghesi, molto vino e cibi raffinati, io narrante colta e passionale. E tante chiacchiere. Ecco gli ingredienti dell’ultimo romanzo di Rossana Campo, “Libere e un po’ bastarde” (Bompiani).

Campo, scrittrice estrosa e di successo, in questo veloce romanzo mette giù un lungo conversare tra donne dentro una non-storia dove non c’è una vera e propria trama, ma giusto una serie di flash scattati su esistenze che si intrecciano, inclini alla non espressa ma percepibile ansia del tempo che passa. Betti, Gloria, Alice e le altre, come in un piccolo film francese degli anni Ottanta, si parlano addosso con sincera attenzione l’una per l’altra – non si entra molto nei dettagli – non facendo altro che interrogare sé stesse e le amiche su che diavolo sia questo famoso “amore”. Che, come detto, è per tutte loro, anche per quelle sposate col maritino in generale stupidotto, se non violento, di natura omosessuale.

Chiacchiere in libertà, sotto sotto si annidano varie inquietudini: sembra esserci un che di adolescenziale in queste ricerche di amore in età adulta. Sì, sono libere, Betti e le altre, dove la libertà è anche effetto del privilegio di vivere in case col giardino a Parigi e di non avere il problema della bolletta da pagare. Ma libere precisamente da cosa? «Tutte quante siamo dipendenti affettive», dice Lorenza. «Una volta esisteva l’amour fou, lo scompiglio delle viscere e ora solo una triste etichetta da psicologi online», risponde Gloria. E dunque eccole che si prendono, si lasciano, rivangano il passato in mezzo a cenette e festicciole da rive gauche in atmosfere tardo-bohémien e pure abbastanza sesso. Nel romanzo di Campo non c’è femminismo e non c’è anti-femminismo. Dice Gloria: «A questo punto siamo libere! E possiamo essere ciò che vogliamo». Contente voi. Forse l’amore folle esiste ancora, care “libere e un po’ bastarde”, o forse è solo che s’invecchia.