Recep Tayyip Erdogan spiana la strada a un intervento militare diretto della Turchia in Libia. Il presidente turco ha annunciato che a gennaio, alla ripresa dei lavori del Parlamento, l’aula sarà chiamata a votare una mozione sull’invio di soldati per sostenere il governo di unità libico (Gna) con sede a Tripoli contro il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte dell’est della Libia.
«Presenteremo la mozione per l’invio di soldati in Libia alla ripresa dei lavori del Parlamento» il 7 gennaio, ha dichiarato Erdogan durante un discorso ad Ankara. «Se Dio vuole, potremo farla adottare l’8 o il 9 gennaio e rispondere così in modo favorevole all’invito del governo libico legittimo» di aiutarlo militarmente, ha proseguito. Intanto la diplomazia tesse la sua tela.

Dopo i colloqui dei giorni scorsi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con gli omologhi americano, turco e russo, è stato il premier Giuseppe Conte a scendere in campo in prima persona.
Il presidente del Consiglio ieri ha avuto un colloquio telefonico con il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, in cui si è discusso anche della crisi libica, nonché una «lunga e articolata conversazione» con il presidente russo Vladimir Putin. Sul dossier libico, fa sapere Palazzo Chigi, con il leader del Cremlino «si sono ripromessi un aggiornamento costante in considerazione della importanza strategica che la Libia riveste per gli interessi anche italiani».  Il tutto nel giorno in cui si sono verificati nuovi raid con vittime in Libia. Almeno tre civili sono stati uccisi e altri 10 sono rimasti feriti ieri in un attacco aereo contro una via commerciale a Zawiya, 45 chilometri a ovest di Tripoli, un attacco per il quale il Gna ha accusato Haftar.

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