Giustizia in-civile
L’imparzialità del Giudice, una stortura processuale che mina le basi della Costituzione

Ben ritrovati.
Riprendiamo la Rubrica Giustizia In-Civile con un argomento che possiamo definire fondamentale: l’imparzialità del Giudice.
Questo basilare principio Costituzionale è o dovrebbe essere il pilastro di ogni sistema giuridico e giudiziario.
Ma come ogni regola occorre che essa venga messa in pratica e sia verificata la sua corretta applicazione.
Per farvi capire quello che realmente accade nelle aule di Giustizia In-Civile basta raccontarVi alcuni fatti realmente accaduti.
A causa di una serie di comportamenti processuali di un Giudice, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati segnalava l’accaduto al Ministero di Giustizia.
Tale notizia usciva sulla Stampa e suscitava da parte del Magistrato coinvolto una reazione immediata, ossia, il Giudice scriveva al Presidente del Tribunale chiedendo di potersi astenere dalle cause patrocinate dagli Avvocati componenti il Consiglio dell’Ordine e dagli Avvocati che avevano segnalato i comportamenti processuali anomali del Magistrato.
La stessa Giudice, asseriva tra le motivazioni della richiesta di astensione, testualmente: “presa in considerazione del grave turbamento provocato dalla pubblicazione della notizia e dalla possibile conseguente mancanza di serenità nell’emettere il giudizio”.
Voi direte, beh dopo tali affermazioni, che suonano come un’ammissione esplicita di mancanza di imparzialità, un Giudice non può decidere su una causa che vede coinvolto un legale del Consiglio dell’Ordine o un Avvocato che aveva segnalato i comportamenti processuali anomali del Magistrato stesso.
E qui arriva il bello.
Il Presidente del Tribunale, invece, ha rigettato la richiesta del Giudice di astensione.
A questo punto cosa fare?
Il codice di procedura civile prevede solamente una scelta, ossia l’art. 52 c.p.c. con cui la parte può Ricusare il Giudice che aveva l’obbligo di astenersi ai sensi dell’art. 51 c.p.c.
E qui che le cose si complicano realmente.
L’art. 51 c.p.c. ultimo comma prevede: In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il giudice può richiedere al capo dell’ufficio l’autorizzazione ad astenersi; quando l’astensione riguarda il capo dell’ufficio, l’autorizzazione è chiesta al capo dell’ufficio superiore
Quindi nel caso concreto, nonostante il Giudice abbia testualmente ammesso di non essere imparziale il Presidente del Tribunale gli ha detto non importa vai avanti a giudicare.
A questo, punto l’unica strada che avevano gli Avvocati coinvolti, per difendere non loro stessi ma le parti assistite e quindi il proprio lavoro, era quella del Ricorso per Ricusazione a norma dell’art. 52 c.p.c. sopra richiamato.
E secondo Voi chi dovrebbe giudicare un Giudice del Tribunale dopo che già il Presidente ha detto no all’astensione richiesta dal Magistrato che aveva candidamente dichiarato di non essere sereno e imparziale?
Qui vi risponde l’art. 53 c.p.c., ossia un Collegio formato da tre Giudici del medesimo Tribunale.
Praticamente immaginatevi un piccolo Tribunale formato da pochi Giudici.
Uno chiede di potersi astenere, il Presidente dice no, l’avvocato doverosamente chiede la Ricusazione e altre Tre Colleghi del Magistrato coinvolto devono giudicare sul proprio compagno di Ufficio.
Voi vi sentireste tutelati?
A questo punto dite, beh se viene rigettata la richiesta di ricusazione, puoi fare appello o ricorso alla Corte di Appello o alla Cassazione.
E secondo voi che dice sempre l’art. 53 del codice di procedura civile?
Tenetevi forte. Il codice di rito afferma: “la decisione è pronunciata con ordinanza non impugnabile”
Chiaro? Un Giudice che dichiara di non poter giudicare serenamente e in maniera imparziale può, nonostante la sua ammissione esplicita emanare sentenze e provvedimenti a danno delle parti coinvolte.
E non c’è alcun rimedio processuale che possa tutelare le parti interessate.
Puoi dire con un ricorso, guarda che il Giudice ha dichiarato di non essere imparziale ma il Ricorso lo decide il Collega dello stesso Tribunale e su tale provvedimento non puoi fare alcun Appello.
E questo è successo realmente e può succedere sempre.
Da poco anche la beffa di aver visto l’avvocato condannato anche alle spese per aver osato dire: guardate ci sono prove inconfutabili che il Giudice non è sereno e imparziale e che compie comportamenti anomali già segnalati.
Nulla il sistema Giudiziario civile questo prevede.
Un Giudice reo confesso in cui dichiara di non essere imparziale può tranquillamente continuare ad emettere Sentenze e provvedimenti viziati alla radice.
Questa stortura processuale deve essere subito rivista perché mina le basi dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale spesso ricordata ma troppe volte dimenticata e non correttamente rispettata.
Giudicare se stessi è un privilegio in-civile e non naturale.
A questo bisogna guardare e dare soluzioni di buon senso e di ritrovata civiltà e credibilità nell’interesse di tutto il sistema giudiziario e dei cittadini che si trovano spesso inconsapevolmente coinvolti.
Vi aspetto con le vostre segnalazioni alla mia email avvandreaviola@tiscali.it.
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