Le piazze delle principali città iraniane sono incendiate da un moto popolare di ribellione al regime che da decenni governa il paese, giustificando con regole pseudo-religiose la repressione feroce di qualsiasi anelito di libertà. La durezza del braccio di ferro tra regime e piazza si misura con le dimensioni di una strage che, tra uccisi nelle strade, morti nelle mani della polizia ed esecuzioni capitali, evoca le peggiori dittature della storia.

Secondo Nessuno Tocchi Caino, che elabora i dati riportati da Iran Human Right e da altre organizzazioni indipendenti iraniane, solo le esecuzioni capitali per impiccagione, spesso precedute da fustigazione, superano il numero di 500 nell’anno 2022 in corso. A queste bisogna sommare le esecuzioni sommarie in strada a opera degli appartenenti ai diversi corpi di pretoriani del regime, dai Guardiani della Rivoluzione alla famigerata Polizia Morale. In Iran il regime reprime e stermina tutto ciò che è diverso dall’omologazione imposta, tutto ciò che rappresenta e insegue il sogno della libertà. Il simbolo del crollo di consenso popolare nei confronti della teocrazia islamica iraniana sono le donne: scendono in piazza, si strappano platealmente il velo e lo sventolano al mondo intero, si tagliano pubblicamente ciocche di capelli.

E muoiono. Muoiono in strada sotto i colpi degli sgherri degli ayatollah, muoiono nei posti di polizia per le torture loro inflitte, muoiono per mano del boia in un paese in cui la forca miete vite come in nessun altro paese al mondo: vite di donne, vite di ragazzi minorenni, vite di persone la cui unica colpa è di essere o sentirsi diversi dal modello imposto da una visione distorta della fede e delle sue regole.

Vorremmo poter sperare che queste vite spezzate siano destinate a segnare l’inizio della fine di un regime oppressivo e sanguinario, ma abbiamo ancora negli occhi Tienanmen e sappiamo troppo bene che la repressione può avere la meglio. Facciamo la nostra parte, allora, come forse non l’abbiamo abbastanza fatta in passato. Chiediamo, pretendiamo, che il mondo libero condanni, isoli e concretamente sanzioni, la dittatura iraniana come tutte le dittature. Chiediamo, pretendiamo, che il nostro mondo libero consideri la libertà di qualsiasi donna o uomo al mondo come la sua libertà.