Potrebbe occupare dei 700mila chilometri quadrati ai 10 milioni di chilometri quadrati: è la Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica più grande al mondo. Le isole di plastica sono vere e proprie chiazze di rifiuti concentrate in specifiche zone marine. Si compongono prevalentemente di plastica ma anche di altri tipi di rifiuti. Sono di diversa grandezza e si estendono sia in superficie che in profondità. La loro presenza compromette l’ecosistema aggredendo gli animali marini e le componenti vegetali e rappresenta uno dei fenomeni più gravi dell’impatto delle attività umane sul pianeta Terra.

La Great Pacific Garbage Patch è detta anche Pacific Trash Vortex e si trova nell’Oceano Pacifico, approssimativamente tra il 135° e il 155° meridiano Ovest e tra il 35° e il 42° parallelo Nord. Si stima si sia formata oltre 60 anni fa. La sua grandezza potrebbe andare da quella della Penisola Iberica a quella degli Stati Uniti d’America. Secondo la SEA Education Association l’isola pesa oltre 21mila tonnellate. È composta prevalentemente di plastica ma anche di metalli leggeri e residui organici.

La sua esistenza venne ipotizzata per la prima volta nel 1988 in uno studio della National Oceanic and Atmospheric Adminstration degli Stati Uniti (NOAA). Nel 1997 il velista Charles Moore si trovò circondato da milioni di pezzi di plastica mentre partecipava a una gara in barca dalle Hawaii alla California. L’allarme del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha denunciato negli anni scorsi come la chiazza di rifiuti si stesse ingrandendo molto velocemente e come presto sarebbe stata visibile anche dallo spazio.

Dal 2018 è attivo un sistema per la pulizia dell’isola. Il progetto, sviluppato dalla Ong olandese Ocean Cleanup e sviluppato dall’olandese Boyan Slat, si chiama System 001/B e prevede un sistema autonomo che utilizza le correnti, il modo ondoso e il vento per concentrare la plastica e permetterne la raccolta con navi di supporto. A ottobre 2019 i risultati dell’attività del sistema hanno fatto sapere che il cosiddetto Ocean Cleanup sta funzionando e potrebbe essere utilizzato anche per altre isole di plastica.

Antonio Lamorte

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