Si può essere corruttori anche se i presunti corrotti sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”? In Italia si. Questa è la storia di Massimo Luca Guarischi, un innocente arrestato nel 2012 e ancora in giro per tribunali nel 2021, cui due giorni fa la Corte d’appello di Brescia ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione del processo che lo aveva condannato a Milano per aver corrotto Roberto Formigoni. Che però è stato assolto. Un colpo di scena che ha lasciato quasi tramortito l’ex consigliere regionale della Lombardia: «Mi sento come uno che è stato violentato –sussurra- e che non sa chi accusare per lo stupro».

Colpo di scena doppio, perché le motivazioni della Corte d’appello di Brescia saranno depositate entro novanta giorni. Poi si potrà andare in cassazione. Si può solo cercare di decifrare quel che ha detto il procuratore generale, il primo a sollecitare l’inammissibilità. Il succo del discorso è che, se anche Guarischi non ha corrotto Formigoni, potrebbe comunque aver commesso un altro reato. Ma lui è stato condannato per corruzione, quindi che si fa, lo si processa ancora per qualcosa d’altro? La storia ha le luci e le ombre tipicamente lombarde.

A Milano c’è il circo mediatico scatenato contro il “Celeste”, i suoi viaggi, le barche, la villa in Sardegna. Le famose “pubbliche utilità” con cui l’ex Presidente della Regione Lombardia si sarebbe fatto corrompere. Perché, e questo andrebbe ricordato sempre, mai una lira o un euro è stato trovato nelle tasche o nei conti bancari o sotto il materasso di Roberto Formigoni. Luca Guarischi è un suo amico, di vacanze con lui ne ha fatte parecchie. Alcune in particolare, quelle che ne hanno determinato l’arresto e i primi nove mesi di custodia cautelare tra S. Vittore e Opera, tra il 2009 e il 2012 in barca in Croazia. “Ogni coppia ha pagato per sé”, ricorda Guarischi, facendo crollare il mito di un Formigoni scroccone. E la conferma da parte di un certo capitano croato che affittava la barca al gruppo di amici, interrogato nell’ambito di una rogatoria internazionale disposta (e mai utilizzata) dal tribunale di Milano, sarà fondamentale invece nel processo di Cremona.

Siamo a Cremona, a novanta chilometri da Milano, fuori dai circhi mediatici. Il processo è la fotocopia di quello di Milano dove Guarischi è stato condannato a cinque anni di carcere per aver corrotto non solo Formigoni, ma anche Simona Mariani, all’epoca direttore generale dell’Ospedale Maggiore, e Carlo Lucchina, direttore generale alla sanità in Regione. Il fatto riguarda il “Vero”, un acceleratore lineare per cure oncologiche. Nel 2011 l’ospedale Maggiore di Cremona l’aveva acquistato per otto milioni di euro dalla Hermes Italia di Giuseppe Lo Presti. Il quale aveva dichiarato di aver versato 447.000 euro a Luca Guarischi per le sue “entrature” presso Formigoni. In realtà quella di Guarischi, che gestiva uno studio di strategie industriali e di marketing, altro non era che una provvigione per la sua attività lavorativa. Chiarito questo, ecco spuntare l’argomento preferito da magistrati e cronisti giudiziari: la Vacanza! Come potrebbe l’ex consigliere regionale aver corrotto Formigoni se non gli ha dato soldi? Con le gite in barca. Ma le testimonianze croate porteranno all’assoluzione dei tre imputati.

Ma questo è accaduto intorno alla metà di luglio del 2020. E noi avevamo lasciato il povero Luca Guarischi in carcere, proprio per quella storia che non è mai esistita. La sua vicenda è straziante, un vero caso di persecuzione. Nove mesi di custodia cautelare, e qualche trattamento venato di piccolo sadismo. Perché lui è vedovo e con l’arresto a casa era rimasta da sola la figlia di diciassette anni e tre mesi. Una minorenne senza mamma, con il pm che dice al padre non si preoccupi, tanto tra poco sarà maggiorenne. E festeggerà da sola il compleanno perché il papà non avrà il permesso.

L’iter giudiziario in seguito è pazzesco. Perché quando la sentenza milanese è diventata definitiva Guarischi, che lavorava in Algeria, ha preso due aerei e un treno per andare a consegnarsi al carcere. il 10 gennaio del 2019, il 22 entra in vigore la legge “spazzacorrotti” che definisce come ostativi ai benefici penitenziari i reati contro la pubblica amministrazione. Guarischi deve scontare ancora meno di quattro anni, ma gli bloccano l’affidamento ai servizi sociali. Inoltre, per un errore della questura di Milano, che confonde il suo fascicolo processuale con quello di un altro, viene definito come “affiliato organico della ‘ndrangheta”. Si perde tempo per correggere l’errore. Si arriva finalmente al 14 gennaio del 2020 e lui può andare verso i servizi sociali. Il ministro Bonafede gli ha regalato un anno di detenzione in più.

Si arriva a due giorni fa, al processo di revisione, “un caso di scuola –lo definisce la sua avvocata Silvia Oddi– perché la corruzione è un reato di concorso necessario”. Cioè, perché il reato si verifichi bisogna essere almeno in due, il corrotto e il corruttore. Si dà per scontata l’ammissibilità del ricorso, dal momento che Formigoni è stato assolto. Invece no. Certo, ci sarà la cassazione, dopo i novanta giorni di tempo per le motivazioni. Ma intanto un innocente deve ancora scontare un altro anno di servizi sociali. Ed è retorico dirlo, ma drammatico, perché intanto lui ha perso tutto, non ha casa né lavoro né denaro per far studiare sua figlia. Chi pagherà tutto ciò?

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.