Giustizia
Spazzacorrotti, lo sfogo di Formigoni dopo la bocciatura della Consulta: “I miei mesi in carcere erano ingiustificati”
“C’è da augurarsi che il pronunciamento della Consulta freni una linea di politica penale giustizialista presente nei governi di questa legislatura”. È il duro attacco al Movimento 5 Stelle che arriva dall’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni all’indomani del pronunciamento della Consulta sulla legge n.3 del 2019, ribattezzata Spazzacorrotti, fortemente voluta dai grillini e dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e bocciata per la sua retroattività in violazione dell’articolo 25 della Cosituzione.
Formigoni era stato condannato a 5 anni e dieci mesi di carcere con sentenza emessa nel febbraio 2019 per il caso Maugeri, con l’ex governatore accusato di aver favorito la Fondazione Maugeri con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici in cambio di regali e favori.
La condanna arrivò ad un mese dall’entrata in vigore della legge Spazzacorrotti, con Formigoni che potè richiedere una volta entrato nel carcere di Bollate (il 22 febbraio 2019) la detenzione ai domiciliari essendo un “over 70”. Una richiesta accettata solo a luglio dello stesso anno, con l’ex governatore che ancora oggi sta scontando la pena nella sua abitazione. Una detenzione domiciliare che, se non ci fosse stata la Spazzacorrotti, avrebbe ottenuto in qualche settimana: la legge voluta da Bonafede nega infatti questo e altri benefici ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione.
“Apprendo con soddisfazione che la Corte ha ritenuto incostituzionale la retroattività della Spazzacorrotti in forza della quale, purtroppo, ho subito alcuni mesi di ingiustificata detenzione”, ricorda infatti Formigoni. L’ex governatore, se non ci fosse stata la Spazzacorrotti, avrebbe potuto chiedere l’affidamento ai servizi sociali al posto della detenzione in carcere. Senza la legge simbolo dei grillini l’ex governatore non avrebbe trascorso 5 mesi in carcere.
La procura generale di Milano aveva anche fatto ricorso in Cassazione per farlo rientrare in prigione, ma dopo la pronuncia della Corte Costituzionale questa eventualità è stato di fatto cancellata.
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