A processo c'erano 9 ex dirigenti per omicidio colposo
Lorenzo ucciso dal tumore a 5 anni, Procura impugna assoluzione dell’ex Ilva: “Vogliamo la verità per gli altri bambini”

Quella del piccolo Lorenzo Zaratta è una storia di dolore diventata simbolo della lotta all’inquinamento ambientale. Il piccolo aveva solo 5 anni quando morì alla fine del luglio 2014. Se lo portò via un astrocitoma, un tremendo tumore cerebrale. L’ipotesi portata avanti dalla famiglia e da diversi comitati è che il piccolo si possa essere ammalato a causa polveri e le altre emissioni dell’acciaieria ex Ilva. A luglio scorso i giudici avevano assolto i dirigenti dell’Ex Ilva perché non era possibile accertare un nesso di “correlazione causale” tra la malattia tumorale e l’inquinamento ambientale. Ora la Procura di Taranto, col pm Mariano Buccoliero, ha impugnato davanti alla Corte d’Appello la sentenza di proscioglimento emessa dal giudice dell’udienza preliminare, Pompeo Carriere, nei confronti di alcuni dirigenti dell’ex Ilva per la morte del piccolo. Un nuovo capitolo giudiziario si apre nella lotta del piccolo Lorenzo.
“Lorenzo non tornerà più. Nulla potrà ridarci il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi ma è giusto che altri bambini non vivano i suoi stessi dolori. È giusto che altre famiglie non provino lo strazio lacerante che abbiamo vissuto e che viviamo noi. L’impugnazione della procura della sentenza di proscioglimento è un passo per capire”. Ha detto Mauro Zaratta, papà di Lorenzo, intervistato da Dire.
Sin dall’inizio la tesi dell’accusa si è basata sull’ipotesi che la mamma di Lorenzo quando era incinta ha inalato le sostanze nocive emesse dal siderurgico perché lavorava nel rione Tamburi di Taranto. Inalazioni che poi sarebbero state trasmesse al feto. Lorenzo nacque e poi morì quando aveva appena compiuto 5 anni: aveva combattuto contro quel male scoperto a soli tre mesi di vita. Secondo una perizia consegnata ai pm della procura di Taranto a causargli la malattia sarebbero state le polveri e le altre emissioni dell’acciaieria ex Ilva. Così 9 tra dirigenti e funzionari dell’epoca sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Non potendo accertare un nesso tra la patologia e gli effetti sulla salute delle emissioni inquinanti provenienti dallo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, il provvedimento del gup aveva assolto un dirigente della fabbrica che aveva chiesto il rito abbreviato e aveva stabilito che non ci sarebbe stato il processo per gli altri otto che avevano optato per il rito ordinario.
Nelle motivazioni dell’assoluzione c’era scritto che “la letteratura medica, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non consente di affermare la sussistenza di una correlazione causale tra inquinamento ambientale-atmosferico e tumori del sistema nervoso centrale e segnatamente dell’astrocitoma”. Il ricorso della Procura tarantina contro il proscioglimento chiede oggi di valutare la questione in maniera diversa, non basandosi sul rapporto tra inquinamento ambientale ed atmosferico ed insorgenza del tumore, ma, piuttosto, tra la presenza di “sostanze cancerogene nel cervello di Lorenzo” e la stessa patologia oncologica che si è sviluppata nella medesima sede in cui le sostanze sono state trovate. Il ricorso fa riferimento agli effetti e alla cancerogenicità di altre sostanze a cui si è esposti in generale, come le sostanze che inaliamo e che si trovano, ad esempio, nel fumo di sigarette o nei fumi industriali inquinanti, e all’accumulo delle stesse nei tessuti: “È dove la sostanza passa, si trattiene ed accumula – si legge – che si può formare il tumore”.
“L’intento dell’accusa – prosegue Zaratta che con la sua famiglia ha lasciato il capoluogo ionico dopo la morte del piccolo – credo sia andare a dibattimento per arrivare a capire bene cosa è successo”. E spiega: “Nel tessuto del cervello di mio figlio sono stati trovati corpi estranei ritenuti cancerogeni: è giusto capirne qualcosa in più?”. Zaratta ricorda che “non esiste uno studio che dimostra il nesso tra il tipo di cancro che ha colpito Lorenzo e l’inquinamento ma è anche vero che si conosce solo il 10% delle cause scatenanti dei tumori cerebrali. È corretto approfondire per amore di verità“. Il papà conclude: “Se i responsabili pagassero secondo il corso della giustizia, sarei contento per i tanti bambini e le tante famiglie che da quella fabbrica hanno avuto situazioni similari: sarebbe un riscatto per tutti”.
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