La vicenda è drammaticamente semplice ed ha sullo sfondo la drammaticità della guerra in Medio-Oriente: ogni anno il Lucca Comics, l’evento degli eventi per chi in Italia (ma anche in Europa) ama fumetti, videogiochi, il mondo fantasy e via dicendo, fa disegnare il suo manifesto a delle matite d’eccezione. Quest’anno è capitato a due fratelli israeliani di fama mondiale e, come ogni anno, la scelta di chi realizza il manifesto viene accompagnata dal patrocinio dell’ambasciata del paese da cui viene il fumettista, in questo caso Israele. Patrocinio culturale, s’intende: perché di cultura qui stiamo parlando. Apriti cielo. È bastato questo a far scatenare le ire di molta intellighenzia di quella sinistra radicale che sa chiudere gli occhi di fronte al massacro terrorista del 7 ottobre ma che è sempre pronta a puntare il dito di fronte anche alla minima reazione di Israele, fosse solo per liberare gli oltre 200 ostaggi e fare in modo da rendere Hamas inoffensiva.

Ha iniziato il fumettista Zerocalcare, è seguita Amnesty International (duole dirlo, ma quell’organizzazione, nonostante sia così blasonata, non riesce proprio ad essere equidistante) ed è arrivata pure la CGIL, giacché Landini in questi casi proprio non riesce a resistere. E sì che sarebbe bastato leggere contro chi protestavano per farsi un’idea della mostruosità della decisione che stavano per prendere. Uno dei due fratelli Hanuka si chiama Tomer, vive a New York, è stato illustratore per notissime testate della destra radicale (si scherza) quali sono il New York Times ed il New Yorker ed ha lavorato ad un documentario d’animazione candidato all’Oscar. Suo fratello minore è Asaf che, rimasto a Tel Aviv, ha avuto successo grazie ad una striscia autobiografica “The Realist” tradotta in più di 14 lingue. Asaf ha, ma non ditelo troppo in giro, pure firmato insieme a Roberto Saviano il libro a fumetti “Sono ancora vivo”, acquistabile ancora oggi in qualunque libreria. Insomma, due artisti veri, due giganti del fumetto internazionale ma anche due esponenti di quella Israele laica, aperta al mondo e multiculturale che ha in Tel Aviv il suo simbolo da sempre e che ha fatto innamorare molti. Insomma, un bel cortocircuito. Troppo complesso per Zerocalcare, Landini ed Amnesty: le lenti dei loro pregiudizi sono decisamente più forti della luce della realtà.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva