I medici tornano a scioperare. Lunedì 18 dicembre sarà la seconda giornata di protesta dopo quella del 5 dicembre. Questa volta a incrociare le braccia saranno i camici bianchi dei ‘servizi’ di Asl e ospedali: veterinari, anestesisti-rianimatori e specialisti di patologia clinica e dell’area radiologica. La stima dei sindacati di categoria, che oggi a Roma hanno presentato le ragioni dello sciopero, è che il 18 dicembre saranno a rischio 25mila interventi chirurgici.

Sempre lunedì alle 11 i sindacati saranno in presidio davanti al ministero della Salute a Roma. “La sanità pubblica sta morendo, il Governo deve intervenire con dei segnali nella legge di bilancio. Il nostro non è uno sciopero temerario ma una legittima e doverosa protesta”, hanno sottolineato l’Aaroi-Emac (sindacato degli anestesisti e rianimatori); il Fassid (radiologi, patologi, psicologi del Ssn e farmacie ospedalieri), Fvm-Federazione veterinari e Cisl Medici. Nel giorno dello sciopero si prevedono disagi in tutti i servizi ospedalieri e territoriali e nella filiera agro-zootecnica alimentare. ”Se la protesta rimarrà inascoltata, la mobilitazione proseguirà”, sottolineano le sigle.

I lavoratori che aderiscono a Fassid e che decideranno di scioperare il 18 dicembre, fa sapere il sindacato, fermeranno i servizi ospedalieri e territoriali non indispensabili per le diagnosi e le cure non urgenti: blocco delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, delle prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, dei servizi di igiene e sanità pubblica e vaccinali.

“Abbiamo più volte ribadito la preziosità del SSN quale sistema solidale e universalistico a beneficio di tutti, che ha garantito a tutt’oggi livelli assistenziali di grande qualità anche in assenza di sufficienti risorse spesso al limite della sostenibilità per l’intero sistema – afferma Roberta di Turi, Coordinatore Nazionale Fassid –. L’intera filiera assistenziale è stata resa possibile non certo per merito delle risorse stanziate nel tempo (peraltro sempre insufficienti per garantire appieno l’offerta), bensì grazie all’opera paziente e costante di tutti gli operatori sanitari che hanno sempre garantito tempestività e appropriatezza degli interventi anche nei momenti più difficili.

La recente pandemia Covid, che ha mietuto molte vite anche tra gli operatori sanitari, ha contribuito non poco a mostrare il valore aggiunto del “capitale umano” del SSN che non si è mai tirato indietro nel momento del bisogno, rimboccandosi le maniche e lottando strenuamente contro un virus sconosciuto e temibile. Resta, dopo la tempesta pandemica, l’amarezza che, nonostante la manifesta prova tangibile del valore assoluto del SSN, nonostante la professionalità elevata, dimostrata sul campo, dai nostri operatori, non sia cambiata la prospettiva di sopravvivenza del sistema assistenziale pubblico.

La giornata politica però ha anche portato a qualche schiarita in Parlamento, nelle more del finanziamento alla sanità pubblica. È passato un emendamento in commissione bilancio che rifinanzia gli infermieri, autentica dorsale del sistema sanitario pubblico troppo spesso sottostimata.

“350 milioni di euro in più per le indennità degli infermieri sono una vittoria di Italia Viva”, dice la senatrice Daniela Sbrollini. “L’ammissione del nostro emendamento in commissione bilancio, inizialmente considerato inammissibile per mancanza di copertura, va nella giusta direzione, più risorse per la sanità pubblica. Se c’è l’impegno dei parlamentari e la volontà politica i fondi per gli interventi fondamentali per il paese si trovano”, conclude la senatrice Sbrollini.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.