Dal Grand Debat National alle convenzioni di cittadini per il clima e il fine vita
Macron e l’esempio francese delle assemblee aleatorie di cittadini: non esiste vera libertà senza partecipazione
La rubrica “Democrazie in progress” di Emanuele Cristelli, consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali e appassionato di democrazia e istituzioni
Ripartendo dalla fine del nostro ragionamento della settimana scorsa, è ormai pacifico nella comunità politica europea dire che, al netto di grandi sorprese, il livello di salute delle nostre democrazie non potrà essere più solo dato dall’affluenza alle urne. Nonostante gli sforzi che si stanno intraprendendo, vale la pena nel frattempo sperimentare nuove forme che coinvolgano le persone all’interno dell’arena pubblica.
Emmanuel Macron ha compreso questo elemento e, praticando la Terza Via come ragione sociale, ha scelto di trovarne una anche nel confronto fra gli imbonitori della democrazia diretta e i conservatori dello stato moderno del secolo scorso: da poche e sparute sperimentazioni sparse per il mondo, il Presidente francese ha deciso da qualche anno di far assurgere a vero e proprio strumento istituzionale di co-deliberazione democratica le Assemblee Aleatorie di Cittadini: una delle forme più innovative di democrazia partecipata presenti nel panorama odierno, europeo e mondiale.
Il tutto ha inizio nel 2019 con il lancio in Francia de “Le Grand Débat National”, un grande momento di riflessione democratica nazionale aperto, orizzontale e partecipato sui temi di maggior importanza per il futuro del Paese: fisco e spesa pubblica, organizzazione dello stato e servizi pubblici, democrazia e cittadinanza, transizione ecologica.
Un’iniziativa multilivello, fatta di assemblee di cittadini nazionali, consultazioni locali, conferenze regionali, contributi online, sintesi e poi dibattito parlamentare che ha permesso di coinvolgere attivamente e complessivamente milioni di cittadini in modo trasversale per ripensare la Francia dei prossimi anni.
Dal successo dell’iniziativa ne sono nate altre 2 più recenti: la convenzione dei cittadini per il clima, un’assemblea di cittadini estratti a sorte ma con campionamento rappresentativo che ha lavorato sulle proposte per affrontare la transizione ecologica con focus group, co-progettazione con gli stakeholders ed esperti del settore e alla fine, dopo mesi di lavoro, è arrivata a proporre il Piano per il Clima, base usata dalle istituzioni francesi per costruire le policies da varare nei prossimi anni sul tema del cambiamento climatico; stesso modello per la Convenzione dei cittadini sul fine vita che, dopo aver riunito 185 cittadini estratti a sorte, si è dichiarata a favore dell’assistenza attiva alla morte, entro certe condizioni. L’obiettivo era appunto valutare, su richiesta del governo, l’attuale quadro sul fine vita in Francia e la necessità di varare eventuali modifiche.
Macron al riguardo ha detto: “Ho un’opinione personale che, come altri francesi, può cambiare. Ma come Presidente della Repubblica, ho la responsabilità della concordia e della pacificazione. Per questo chiedo al governo, insieme ai parlamentari, di impegnarsi, sulla base di questo solido riferimento della convenzione e in collaborazione con tutte le parti interessate, per produrre un progetto di legge entro la fine dell’estate del 2023”.
È proprio questo l’approccio che forse dovremmo provare a esplorare anche dalle nostre parti: il principio indissolubile della democrazia rappresentativa per garantire un governo democratico ed efficace delle nostre società non può e non deve essere messo in discussione, ma bisogna prendere atto di una società italiana, come quelle europee, che è frastagliata, frantumata e divisa come mai, che non partecipa e non si interessa, e che però è necessario in qualche modo coinvolgere, per garantire la coesione politica e sociale della società, evitando fratture che generino un tutti contro tutti.
Lancio una provocazione: e se in virtù del Trattato del Quirinale, Italia e Francia si facessero promotrici di sperimentazioni di questo tipo, anche più ampie a livello europeo, insieme alla necessaria richiesta di riforme per un’Europa più forte, democratica, sovrana e federale? Un patto per il rinnovamento democratico europeo.
Può sembrare, con gli interpreti attuali, un’utopia, ma arriverà prima o poi un giorno in cui dovremo porci il problema come far partecipare al gioco democratico sempre più ampie fasce della popolazione, pena il rischio di una progressiva ininfluenza e delegittimazione delle istituzioni.
Altrimenti rischieremo di dare ragione allo scrittore liberale francese Constant, che già preconizzava la sempre maggiore voglia di emanciparsi dalla richiesta della Libertà degli antichi, ovvero quella dell’emancipazione democratica dell’individuo, da schiavo a cittadino, e proiettarsi come società verso la Libertà dei moderni, ovvero la propensione di dare maggiore attenzione e cura agli affari privati in una cornice democratica decisa da altri, per coltivare al massimo una dimensione individuale ancora tutta da esplorare.
Ma noi che nella politica ci crediamo, lo sappiamo: non esiste vera libertà senza partecipazione.
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