A Parigi, dove le acque invernali della Senna sembrano riflettere le turbolenze politiche, Gérald Darmanin, il ministro dell’Interno francese, ha offerto al Presidente le sue dimissioni lunedì, dopo una sonora bocciatura, da parte dell’Assemblea Nazionale, del suo disegno di legge sull’immigrazione di cui avevamo già parlato sul Riformista settimane fa. Macron ha subito rifiutato le dimissioni.

Questa bocciatura, avvenuta già nel primo giorno di dibattito all’Assemblea Nazionale dopo che la proposta di legge era stata approvata al Senato con un accordo – evidentemente debolissimo – con i repubblicani di centro-destra, è un colpo pesante per il governo, che ha impiegato oltre un anno a negoziare e perfezionare il disegno di legge. La proposta, che così come era stata approvata al Senato era fortemente criticata sia da destra che da sinistra, puntava ad accelerare l’espulsione di stranieri colpevoli di crimini sul suolo francese e prevedeva anche una parziale legalizzazione di lavoratori senza permesso di soggiorno.

“È un fallimento ovviamente, perché volevo fornire agli agenti di polizia, ai gendarmi ed ai giudici gli strumenti per sconfiggere l’immigrazione illegale”, ha dichiarato Darmanin in un’intervista al canale TF1. Macron ha chiesto ieri a Darmanin di presentare “nuove proposte per andare avanti superando questo blocco e portando a casa una legge efficace” e nella mattinata di ieri il portavoce del governo ha annunciato la decisione del presidente della repubblica di convocare una commissione mista Assemblea Nazionale – Senato sul disegno di legge sull’immigrazione per provare a sbloccare la situazione.
La sconfitta per Darmanin è stata particolarmente umiliante poiché il disegno di legge è stato respinto prima ancora di essere discusso, con 270 voti a favore contro i 265 contrari.

I partiti di opposizione, dall’estrema destra del Front National all’estrema sinistra, hanno accolto con soddisfazione il risultato del voto di lunedì sera. Marine Le Pen, leader dell’estrema destra, ha detto ai giornalisti di essere “deliziata” per il risultato, affermando che i legislatori avevano “protetto i francesi da un nuovo fattore di attrazione migratoria e dal reinsediamento di migranti nei villaggi francesi”. “Sembra la fine della strada per la sua legge e quindi per lui”, ha invece scritto su X-Twitter il leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva