Economia
Made in Campania alla prova dei dazi di Trump: così le nuove tariffe ridotte potrebbero avere un impatto di circa 100 milioni di euro

Il tira e molla sui dazi imposti dagli Stati Uniti verso tutti i partner commerciali colpisce anche il sistema produttivo campano. Ricordiamo che il presidente Donald Trump prima ha deciso di imporre dazi reciproci del 20% verso tutti gli importatori negli Usa, oltre al 25% sull’import delle auto, poi ha attivato una moratoria di 90 giorni, lasciando dazi al 10%. La bufera, per il momento, è solo rinviata. Resta comunque un aggravio di tariffe che potrebbe colpire soprattutto le Regioni che hanno una struttura produttiva basata maggiormente sulla piccola e media impresa.
Made in Campania
Le aziende campane vendono negli Usa merci per quasi 2 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati aggiornati dell’Istat. Le importazioni da Washington sono decisamente più basse e ferme a 816 milioni di euro. La Regione governata, ancora per poco, da Vincenzo De Luca è tra le prime 10 esportatrici verso il Paese Nord Americano. Diversi sono i settori nei quali le aziende campane trionfano negli Stati Uniti. Con quasi 450 milioni di euro di export, i prodotti alimentari Made in Campania sono quelli più richiesti dagli “yankee”. Subito dopo i prodotti da forno e le farine con ben 214 milioni di euro di vendite nel 2024 in America, poi ci sono i prodotti catalogati come “frutta e ortaggi” per 167 milioni di euro.
Un discorso a parte merita il capitolo dell’export di automobili. In Campania, infatti, è attiva una delle principali fabbriche di Stellantis, quella di Pomigliano, e nel corso del 2024 sono state esportate auto negli Usa per un valore di 322 milioni di euro. Numeri decisamente in ribasso rispetto al biennio precedente per una serie di cause che non riguardano la Campania in sé, ma le decisioni strategiche del gruppo guidato attualmente da John Elkann. Le vendite campane negli Stati Uniti sono connotate da prodotti di alta qualità, ecco perché l’impatto dei dazi residuali potrebbe non essere così forte come le altre Regioni. Secondo una prima stima di Svimez, infatti, i dazi avrebbero potuto causare danni fino a un valore pari al 10% dell’export campano. Con le tariffe decise martedì 9 aprile, cioè il 10%, si può stimare un taglio dell’impatto almeno della metà per arrivare a un costo di circa 100 milioni di euro.
Verso nuovi mercati
In un sistema di economie strettamente collegate tra loro, però, l’impatto delle “imposte” alla dogana potrebbe riguardare anche le esportazioni campane verso altre mete. In totale, le vendite all’estero delle aziende locali ammonta a oltre 21,6 miliardi di euro. Di queste, quasi la metà è indirizzata all’Unione europea in modo particolare alla Germania e alla Francia. Un rincaro dei costi della “supply chain” potrebbe colpire le vendite in questi Paesi, facendo lievitare i prezzi. La crescita dei costi, infatti, porterebbe a una riduzione sia dei volumi che dei valori di vendita. Ecco perché la creazione di barriere doganali allarma molto il sistema produttivo campano. Allo stesso tempo, però, la qualità dei prodotti, il marchio “Napoli” e la grande richiesta da parte dell’Estremo Oriente potrebbero portare a una riorganizzazione delle vendite all’estero delle aziende locali, le quali potrebbero puntare nuovi mercati dove il valore aggiunto applicabile sarebbe persino più alto. Il problema enorme che sconta il sistema Campania è, però, la dimensione ridotta delle aziende. Ma qui dovrebbe intervenire il governo per favorire l’espansione verso nuove mete dei produttori.
Il fattore turismo
Non dovrebbe subire grandi scossoni un altro capitolo importante del rapporto tra Campania e Stati Uniti: il turismo. La Regione, infatti, è da sempre una delle mete preferite dei vacanzieri a stelle e strisce con il suo richiamo alla dolce vita e ai posti incantevoli, oltre che alla buona tavola. Nel 2024 oltre 100mila americani hanno visitato la Campania e i numeri per l’anno in corso, al momento, dovrebbero confermare il trend. Molto dipende anche dalla tenuta del dollaro: se la moneta statunitense si apprezza nei confronti dell’euro, i viaggi a Napoli, Pompei, Capri o la Costiera amalfitana potrebbero risultare più convenienti per gli americani.
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