Più che la moltiplicazione di gnocchi e pizze, come rivendicato dalla presunta veggente Gisella Cardia, presso la procura di Civitavecchia si sta assistendo a quella delle denunce.

A sottolinearlo è il Corriere della Sera, che riferisce oggi di una nuova, terza, denuncia ma nei confronti questa volta di Gianni Cardia, il marito e ‘socio’ della “veggente” della madonna di Trevignano, la statua sul lago di Bracciano che secondo Maria Giuseppa Scarpulla (il vero nome della veggente) e i suoi fedeli lacrimerebbe sangue.

Secondo la denuncia presentata dall’investigatore privato Maurizio Caciotti ai carabinieri della Stazione di Colleferro, l’uomo avrebbe infatti raccolto 30mila euro di donazioni da pare di una persona “indotta a farlo traverso promesse di fatti non avvenuti sempre attinenti alla detta attività miracolistica”. Denaro che poi sarebbe sostanzialmente scomparso nel nulla tra progetti sfuggenti e avventurosi.

L’edizione romana del Corriere sottolinea d’altra parte che le accuse nei confronti di Caciotti sono complicate da dimostrare e da portare ad un eventuale processo: la Procura starebbe scartando l’ipotesi di contestare il reato di abuso della credulità popolare, depenalizzato e dunque non percorribile, in favore dell’ipotesi di truffa.

Il problema, per così dire, è che le denunce dell’investigatore privato Caciotti sono di “seconda mano”, ovvero si limitano a riferire i nomi di presunte vittime della coppia.

Sull’altro lato della barricata ci sono i coniugi Scarpulla/Cardia. In particolare la presunta veggente dice di sentirsi una martire per il caso scoppiato al culto che è cresciuto sempre di più negli ultimi anni sulla collina affacciata sul lago di Bracciano dove ogni 3 del mese alle 15:00 la folla si radunava per le presunte apparizioni.

Io vivo con il lavoro di mio marito – ha dichiarato la donna al telefono alla trasmissione televisiva Pomeriggio Cinque – non abbiamo case, non abbiamo ristoranti, non abbiamo nulla. Noi abbiamo solo la fede. In questo momento mi sento una martire. Non ci siamo arricchiti perché non abbiamo mai chiesto un euro”. Con il marito Maria Giuseppa Scarpulla si era trasferita dalla Sicilia, quando una statua in ceramica della Madonna che aveva comprato in un viaggio a Medjugorje avrebbe cominciato a lacrimare sangue. Le apparizioni sono andate avanti dal 2016, i due hanno fondato una Onlus. Il caso è esploso dopo gli esposti di un investigatore privato e la Procura di Civitavecchia sta indagando sul caso, ma un’indagine è stata aperta anche dalla diocesi di Civita Castellana.

Sulla vicenda poi pende l’ordine di demolizione del luogo di culto: l’amministrazione di Trevignano Romano ha intimato 90 giorni di tempo per provvedere alla rimozione del santuario.

Redazione

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