L'audizione alla Camera: "Nemmeno ai tempi della Guerra Fredda"
Mai così tante navi russe nel Mediterraneo, l’allarme della Marina Militare: “Rischio incidenti”
Non si erano viste tra Mar Mediterraneo e Mar Nero così tante navi russe neanche durante la Guerra Fredda. Lo ha detto il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Enrico Credendino, in audizione alla Commissione Difesa della Camera. Il rapporto arriva a poche ore dalla fine della visita della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Ucraina e dopo l’attacco hacker rivendicato dal collettivo filorusso NoName57 ai danni di infrastrutture e istituzioni italiane – attacco sventato secondo fonti investigative: nel giro di un anno dall’invasione dell’Ucraina quasi 13mila gli attacchi informatici all’Italia.
“Gli effetti immediati sulla nostra sicurezza della guerra in Ucraina si sono riverberati ancora una volta sul mare e sono l’aumento impressionante dei numeri della flotta russa nel Mediterraneo e nel Mar Nero a un livello che non si vedeva nemmeno ai tempi della Guerra Fredda. Il numero di navi russe nel Mediterraneo è aumentato, un numero alto che non è una minaccia diretta al territorio nazionale ma aumenta tantissimo la tensione. I russi hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale nel Mediterraneo e prima era evidente solo nel Baltico. Il rischio di incidente è possibile e quando c’è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire”, ha detto Credendino alla Camera.
A fine dicembre il comandante in capo della Squadra Navale italiana, l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, a margine della cerimonia di avvicendamento del Comando tattico dell’Operazione Mediterraneo Sicuro (OMS), aveva confermato la presenza di navi russe nel Mediterraneo. “A noi spetta pertanto il compito di sorvegliare il Mediterraneo e controllare da vicino queste navi. Un forte messaggio dal punto di vista della comunicazione strategica che l’alleanza dà”.
De Carolis aveva osservato come le attività operative della Marina italiana si erano intensificate già dall’inizio del 2022. Aveva spiegato che la Marina opera “in un contesto pienamente sinergico con le altre Marine alleate che operano nel Mediterraneo e con tutte le altre operazioni: quelle dell’Ue come l’operazione Irini, e della Nato come la Sea Guardian, e quella ancora più importante che vede permanentemente presente nel Mediterraneo la portaerei Usa Bush”.
L’ammiraglio aveva aggiunto che il maggiore impegno della Marina si traduceva “in un maggior numero di navi in mare, per cui uno sforzo più intenso per i nostri equipaggi, tant’è vero che anche in occasione di queste festività sono diverse le nostre navi che sono in mare, alcune delle quali partite proprio qui da Taranto: ieri il cacciatorpediniere Andrea Doria che è inserito nella forza permanente della Nato che opera nel Mediterraneo”.
“L’Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l’Ucraina è chi lavora per la pace“, aveva dichiarato la premier Giorgia Meloni, dopo l’incontro a Kiev con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. “Putin? Una parte del mio cuore sperava che dicesse parole diverse aspettandomi un passo avanti. Quello che abbiamo sentito stamani è la solita propaganda ma i fatti sono diversi, ha detto che lavora per la diplomazia per evitare il conflitto ma la verità è che c’è qualcuno che è l’invasore e qualcuno che si sta difendendo. E il paradosso è che chi è vittima di questa aggressione sta comunque cercando di presentare un piano di pace“.
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