È stato assolto perché il fatto non sussiste. Finisce oggi l’incubo per il cantante Marco Carta, accusato per un furto di magliette da 1.200 euro alla Rinascente di Milano. Per mesi lo hanno massacrato, messo alla gogna, trattato come se avesse ucciso qualcuno. Oggi la sentenza che Carta ha accolto tra le lacrime.

Nel processo era coinvolta una sua amica, Fabiana Muscas: il procedimento contro di lei è stato stralciato e la donna ha chiesto di poter svolgere lavori di pubblica utilità. Ma l’attenzione è stata sempre concentrata contro il vincitore di Amici e del Festival di Sanremo: un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Il pm di Milano Nicola Rossato aveva chiesto una condanna a 8 mesi e 400 euro di multa e la procura pare intenzionata a ricorre in Appello. Esiste un video che scagiona Carta, ma questo non basta alla Procura? Perché insistere in questo modo? Vedremo. Una cosa però è certa: il clamore del caso non riguarda solo la popolarità del personaggio. Riguarda il corto circuito tra procura, informazione e social.

Carta, che si è sempre dichiarato innocente, fa bene a esprimere la sua soddisfazione. Ma purtroppo ci saranno persone che continueranno a dubitare di lui, a pensare che sia colpevole. La sentenza del processo mediatico è indelebile. E colpisce tutti: i grandi e i piccoli, i ricchi e i poveri.

Angela Azzaro

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