Viviamo nell’era dell’immediato. Della condivisione. Del “tutto e subito”. Della polarizzazione dettata dagli algoritmi dei social network. Delle fake news. Dell’interesse giovanile per la politica ai minimi storici. In questo contesto, in cui la ragionevolezza diventa ipotesi e la leggerezza è esigenza di mercato, come può la politica risultare più appetibile ai giovani? Può esistere un connubio tra informazione di qualità e il mondo dei social?

TikTok è inevitabilmente un punto di riferimento. Centinaia di migliaia di interazioni per ogni video, trend nati da video di dieci secondi con una canzoncina di sottofondo, business esplosi per un paio di parole andate virali. Eppure, purtroppo, moda non è sinonimo di qualità e contenuto. Per funzionare, qualcosa, oggi, dev’essere facilmente fruibile, immediato, leggero e se possibile anche divertente, perché altrimenti ci annoiamo.

La politica invece è fatta di contenuti, richiede sforzo nel capire meccanismi talvolta complessi e astrusi a primo impatto. Difficilmente chi apre un social è disponibile alla fatica, soprattutto se si parla di una piattaforma basata sull’istantaneità dei contenuti come TikTok; e mentre un video di divulgazione scientifica può essere riprodotto in tranquillità su piattaforme di questo tipo, l’informazione e in particolare la politica (in senso lato) necessita di tempo e pazienza per essere compresa e apprezzata. E oggi nessuno ha tempo e pazienza, a quanto pare. Nonostante ciò, esiste un compromesso. Ci sono centinaia di video al giorno di pagine che fanno informazione sui social, anche ottenendo discreti risultati.

È questo però il futuro dell’informazione per gli adulti del futuro? Perché se l’alternativa all’assenza di informazione è piegarsi al bisogno costante di alleggerire il fatto, velocizzarlo, semplificarlo, al fine di ottenere visibilità, c’è un problema di fondo. Nonostante perciò dei tentativi, anche interessanti, di parlare di politica sui social, il problema persiste e le conseguenze, alla lunga, di una società che reperisce informazioni sommarie sui social saranno disastrose.

Se infatti ogni giorno consumiamo contenuti che inducono all’approssimazione, alla lunga il nostro modo di processare dei ragionamenti sarà sempre più impigrito e teso alla semplificazione, che sappiamo essere deleteria in qualsiasi ambito. È una priorità cercare un modo di fare informazione e trattare la politica che si sottragga alle infernali regole dei social, per riportare al centro del dibattito questioni importanti per il nostro futuro. Perché una società che non si interessa all’attualità ed è troppo impigrita per andare a fondo delle cose è una società manipolabile, cui si può sottrarre tutto da sotto il naso.

Matteo Segato - studente di Meritare l'Europa

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