La buccia di banana è così finita sotto i piedi
Mercoledì grigio per Meloni: alta tensione in maggioranza e caos per il Pnrr. I bubboni scoppiano uno dietro l’altro
La buccia di banana procura una caduta rovinosa. “Con tutto il rispetto – dice stizzita Giorgia Meloni – Marina Berlusconi non è un soggetto politico”. Quello che dice non sposta di una virgola l’azione del governo e della maggioranza. La domanda del giornalista era dritta e piana: cosa ne pensa la premier della lettera con cui la primogenita del Cavaliere attacca i giudici che “continuano a perseguitare mio padre anche da morto” visto che hanno ordinato perquisizioni in casa Dell’Utri sospettandolo di essere il mandante-regista della stagione stragista nel biennio ’92-’93.
La risposta di Meloni – siamo a Palermo nel giorno delle commemorazioni per la strage di via d’Amelio – non poteva che schierarla dalla parte delle toghe. Con buona pace di Forza Italia e dell’amica Marina la cui lettera è stata, per l’appunto, molto più di un “soggetto politico”, quasi l’atto fondativo della nuova Forza Italia post Berlusconi.
Tanto basta per far fibrillare la maggioranza un giorno di più. Su mafia, giustizia, rapporti di forza interni, immigrazione e Pnrr (ieri la lunga audizione alla Camera del ministro Fitto con deputati e senatori riuniti). Meno male che a metà pomeriggio è arrivata la notizia della grazia concessa dal presidente egiziano Al Sisi allo studente Patrick Zaki, risultato di anni di lavoro sotterraneo e diplomatico. Altrimenti sarebbe stato un mercoledì nero per la Presidente del consiglio.
La lettura dei giornali mette di cattivo umore la premier. Si racconta che non prenderà parte nel pomeriggio a Palermo alla fiaccolata organizzata da Comunità ‘92 e Forum XIX Luglio, sigle riconducibili alla destra, perché “in crisi con il mito di Borsellino” in nome del quale, 31 anni fa, la leader di Fratelli d’Italia ha sempre detto di aver iniziato la militanza politica. Peggio: si fa filtrare che a Palermo sarà “una scappata e fuga blindata in prefettura per il timore di contestazioni”.
La sua lettera pubblicata sul Corriere della sera ieri mattina (“Ecco perché non andrò alla fiaccolata”) non è stata a quanto pare sufficiente a chiarire. Così la visita a Palermo nel giorno in cui si ricordano via d’Amelio e gli infiniti misteri di quell’inchiesta resta blindata – prefettura per il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, visita alla tomba dei due giudici – ma non silente.
Perché la premier decide di fare quello che le dice il cuore e va verso microfoni e telecamere. Nello sconcerto, almeno apparente, della segretaria particolare Patrizia Scurti e del portavoce Mario Sechi. Che le stanno accanto e vicino ma non possono fermarla. Così la premier ha voluto ribadire con stizza e fastidio che Fratelli d’Italia e la lotta alle mafie sono una cosa sola, chi insinua il contrario dice il falso, che il suo governo è quello che “ha fatto di più contro le mafie: ha confermato l’ergastolo ostativo e arrestato oltre mille pericolosi latitanti a cominciare da Matteo Messina Denaro”. Che lei starà sempre dalla parte dei magistrati e che il ministro Nordio è stato frainteso sul concorso esterno in associazione mafiosa: non è in agenda. Se ne facciano una ragione Nordio, Forza Italia e anche Marina Berlusconi che “non è un soggetto politico”.
La temutissima, da parte dello staff del presidente, buccia di banana è così finita sotto i piedi. Per planare dritta in Parlamento, alla Camera, dove i nuovi generali di Forza Italia commentano spiazzati e imbarazzati le dichiarazioni da Palermo. Fino a concludere in coro: “Non c’è dubbio che Marina Berlusconi sia un soggetto politico”. Le due versioni però, Fi e FdI, non stanno insieme. Urge chiarimento. È stata convocata in serata una riunione al partito azzurro.
L’unico che ha parlato in chiaro è stato l’ex capogruppo Alessandro Cattaneo: “Marina Berlusconi ha scritto una lettera in cui si riconosce tutta Forza Italia. Più politica di così. Forza Italia è un partito che fa del garantismo una parte importante della propria identità politica e in nome di questo tiene alti tutti gli strumenti per combattere le mafie”. Se non fosse chiaro, “Nordio è un vero garantista e non accettiamo morali da nessuno”. Neppure dai Fratelli.
Nelle stesse ore, siamo dopo l’ora di pranzo, scoppia un altro bubbone legato però al Pnrr. Questa volta il problema è con la Lega. Il ministro Fitto, responsabile di tutto il Pnrr, è in audizione alla Camera con le commissioni riunite di Camera e Senato per spiegare a che punto siamo con la ridefinizione dei progetti finanziati dal Piano. E lascia intendere che, ad esempio, “molti dei progetti cosiddetti in essere saranno dirottati sui fondi di coesione perché è impossibile portarli fino in fondo”. Si tratta di quei progetti preesistenti al Pnrr, bloccati da anni, valore circa 67 miliardi su 191 e mezzo del totale, che furono messi nel Pnrr nella convinzione che fosse la volta buona, e anche l’unica, per realizzarli. E invece no: problemi tecnici e contabili, fatto sta che sono solo una zavorra.
Via quindi, riportati nel binario lento dei Fondi di coesione. Peccato che questi progetti, valore circa 20 miliardi, siano quasi tutti in capo alle Infrastrutture (ferrovie e strade) e quindi al ministro Salvini che non ci pensa proprio a mollare quei soldi. Per cosa, poi? Per trasformarli in incentivi e bonus? Del miliardo sottratto all’Ilva di Taranto e al processo di decarbonizzazione i lettori di questo giornale già sanno da ieri. “Anche oggi lo zero assoluto” dicono De Luca e Alfieri (Pd). “Tante chiacchiere e nulla di concreto a cominciare dai soldi che non si vedono. Il primo agosto ci saranno le comunicazioni di Fitto al Parlamento ed è chiaro che quel giorno dovremo sapere con esattezza coma s’intende modificare del Piano”. Da qui al primo agosto, intanto, Salvini alza le barricate. C’era una volta la luna di miele nella maggioranza. E nel governo.
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