Il neo 69enne contadino di Avetrana condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per la soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi, la 15enne uccisa e gettata in una cisterna interrata nelle campagne della cittadina jonica il 26 agosto del 2010, ha ottenuto uno sconto della pena di 41 giorni e un risarcimento di 472 euro a titolo di “ristoro monetario” in virtù del decreto ‘svuota carceri’.

Misseri è detenuto nel carcere di Lecce dal 2017 a seguito della sentenza della Corte di Cassazione che lo ha condannato in via definitiva sta scontando la pena non solo per il reato principale ma anche per la diffamazione nei confronti dell’ex consulente Roberta Bruzzone e del suo ex avvocato Daniele Galoppa.

Da quando è divenuta definitiva la sentenza di condanna, Misseri ha ottenuto costantemente riduzioni di pena per ‘buona condotta’, arrivando già a uno sconto di quasi 500 giorni. Provvedimenti che sono giunti in accoglimento delle istanze presentate dal suo legale, l’avvocato Luca Latanza.

Il reclamo del suo difensore arriva dopo l’istanza di misura alternativa al carcere chiesta e rigettata per il suo assistito, circa un anno fa. Misseri sarebbe potuto uscire dalla struttura penitenziaria e continuare a scontare la sua pena a casa con la possibilità di lavorare. Sembra anche – come riporta il Corriere del Mezzogiorno – che un imprenditore agricolo, all’epoca, fosse disposto a impiegarlo nella sua azienda. Il Tribunale di Sorveglianza rigettò per via dell’atteggiamento del contadino di Avetrana, fermo sulle sue posizioni nel continuare ad auto accusarsi come unico responsabile dell’omicidio della nipote nonostante ormai condannate in via definitiva sia la figlia che la moglie e poi anche perché ritenuta inadeguata la sua abitazione, l’ormai nota villa degli orrori di via Deledda, in stato di degrado e abbandono.

Misseri oggi è costretto in una cella che non mette a disposizione di chi vi è rinchiuso il minimo di 4 metri quadrati indicati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. A Lecce ci sono scarsi tre metri, quindi condizioni precarie e non adeguate al rispetto dei diritti dei detenuti. Inoltre in questa cella non ci sono né acqua calda né doccia.

L’istanza di Michele Misseri è stata accolta dal giudice di sorveglianza del tribunale di Lecce, Stefano Sernia, lo scorso 22 febbraio. Misseri nel frattempo continua ad affermare di essere l’unico colpevole della morte di Sarah Scazzi e che sono del tutto estranee la moglie Cosima e la figlia Sabrina condannate all’ergastolo. Per l’omicidio di Sarah Scazzi infatti stanno scontando l’ergastolo sua figlia Sabrina Misseri e sua moglie Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della 15enne uccisa.

Le due donne si trovano in carcere a Taranto e da quando sono state arrestate non sono mai uscite, neppure per un permesso premio. Sono detenute modello e continuano a dichiararsi innocenti. Secondo la prima sezione penale della Cassazione Sabrina Misseri però, condannata il 21 febbraio 2017 definitivamente al carcere a vita, con la madre Cosima Serrano, non meritava sconti di pena.

Nelle motivazioni del verdetto finale, la Corte Suprema sottolinea le “modalità commissive del delitto” e la “fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità”. Sabrina “strumentalizzando i media” deviò le investigazioni come “astuto e freddo motore propulsivo” verso “piste fasulle”. A fronte di questi comportamenti, Sabrina non ha “meritevolezza” per la concessione delle attenuanti generiche richieste dai suoi difensori. Lo sconto di pena è stato negato dalla Cassazione anche per Cosima Serrano dato che, essendo una adulta matura, invece di intervenire a placare “l’aspro contrasto sorto” tra Sabina e Sarah, “si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto”.

Michele Misseri tra un anno uscirà, verosimilmente la prossima primavera. Anche lui detenuto modello. Lavora, fa volontariato, ha frequentato corsi di pittura e di falegnameria. È sempre disponibile con tutti. Tutti lo chiamano zio Michele. Oggi è il suo compleanno. Compie 69 anni. E lui continua a dire: “Sono stato io. Ho ucciso io Sarah”.

Redazione

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