La crisi sociale
Migranti e carcerati, è troppo non ignorarli?
“Sanitaria, sociale ed economico-finanziaria”. È questa la connotazione multipla della crisi che il presidente della Repubblica affida alla gestione dell’auspicato governo di alto profilo. E non è per menare il torrone, ma tra i motivi di crisi ci sarebbe anche – e non meno urgentemente – la coppia di bazzecole costituita dal deperimento dello Stato di diritto prodotto in mesi e mesi di svacco istituzionale e dal massacro dei diritti individuali nel malgoverno della giustizia.
E purtroppo nel riferimento al profilo “sociale” della crisi non è implicita – come pure dovrebbe essere – la sollecitazione a curarsi di quelli che non possono ambire a nessuna politica cosiddetta sociale perché dalla società sono semplicemente esclusi: i detenuti e i migranti. Sarà impopolare osservarlo, ma se è vero (e negarlo è un po’ difficile) che mai prima, nella storia della Repubblica, si è assistito a un tal degrado delle garanzie di tutela dei diritti e delle libertà individuali, allora è vero che ad esserne più afflitti sono gli ultimi: e gli ultimi sono loro, i prigionieri e quelli che scelgono la pandemia italiana perché scappano da una minaccia anche peggiore.
Abbiamo trattato i carcerati alla stregua di macachi su cui sperimentare come si comporta il virus nello stretto di una gabbia, e sull’altro fronte abbiamo visto il potere pubblico interessato alla salute dei migranti giusto per il pericolo che “vadino” a infettare l’Italia cristiana che viene prima. Che l’ammaloramento dell’ordine costituzionale e il sacrificio dei diritti di libertà siano andati di conserva durante l’imperio populista è tutt’altro che casuale, perché quei due fattori involutivi sono in rapporto di nutrizione reciproca.
Ma forse non è chiaro che a patirne maggiormente sono i ranghi ultimi del consorzio sociale e anzi, appunto, quelli che ne sono perfino esclusi, la gente senza mezzi, senza parola, senza identità che non sia la fedina penale infangata o il pigmento negro. Sarebbe sperare troppo, e non sarebbe nemmeno giusto, che una nuova iniziativa di governo mettesse sulla cima delle priorità almeno un po’ di interesse ai diritti di chi non ha diritti. Basta sperare che non se ne disinteressi completamente, sperando che almeno questo non sia sperare troppo.
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