La sentenza a Roma
Minacce a Saviano e Capacchione, condannati il boss Bidognetti e il suo avvocato: “Non mi restituirà i 15 anni sotto scorta”

Quelle minacce rivolte allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione, nell’aula in cui si teneva nel 2008 il processo di appello ‘Spartacus‘ a Napoli, erano vere e credibili. Per questo i giudici della Quarta sezione penale del Tribunale di Roma hanno inflitto condanne a un anno e 6 mesi e un anno e 2 mesi nei confronti del boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti e dell’avvocato Michele Santonastaso, assolvendo invece l’altro legale, Carmine D’Aniello, che difendeva l’altro boss Antonio Iovine.
Nel corso della requisitoria dell’11 febbraio scorso, il pm Alberto Galanti aveva chiesto una condanna per tutti a un anno e mezzo. Il processo e la sentenza di primo grado quattro anni fa era stato dichiarato nullo dalla Corte di Appello di Napoli per incompetenza territoriale e il procedimento era stato trasferito a Roma.
In aula ad assistere alla lettura della sentenza era presente lo stesso Saviano, mentre come parti civili si sono costituite la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo, e l’Ordine dei giornalisti della Campania.
IL PROCLAMA CAMORRISTICO – Le minacce a Saviano e Capacchione arrivarono il 14 marzo 2008 durante il processo Spartacus, quando il legale di Bidognetti, Michele Santonastaso, lesse dinanzi al presidente della prima sezione di corte d’assise d’appello Raimondo Romeres, una lettera scritta congiuntamente dai boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (in quel momento il primo in carcere, il secondo latitante).
Nella lettera vi era la richiesta di spostamento del processo per una ‘legittima suspicione causata dalle influenze che Roberto Saviano, Rosaria Capacchione e i pubblici ministeri Federico Cafiero De Raho e Raffaele Cantone avrebbero avuto sui giudici.
LE PAROLE DI SAVIANO – “Questo processo non risarcisce ma è stata una lunga battaglia che ha dimostrato che il clan dei Casalesi non è invincibile“. Sono state queste le prima parole pronunciate da Saviano dopo la sentenza che condannato il boss Bidognetti e il suo avvocato.
“È stato un processo delicato che ha raccontato come un clan ha cercato di intimidire chi scriveva del suo potere. Una sentenza – ha detto Saviano – che mi dà speranza ma che non mi restituirà i 13 anni di dibattimento e i 15 anni di vita sotto scorta, vivere sotto protezione è significato perdere la propria vita. Sono contento anche per Rosaria Capacchione, vittima di anni ferocissimi e sottoposta ad attacchi. Sono contento che questa sentenza sia stata pronunciata a Roma perché dimostra che il problema della criminalità non riguarda solo il Sud”.
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