“I miei bambini mi chiedono tutti i giorni quando possono vedere il loro papà e io non so cosa dirgli. Non è giusto che per gli errori di un padre debbano pagare anche i figli”. Rosa Cecere è disperata e non ne può più di mentire ai suoi figli di 9 e 15 anni. Il suo compagno Rade Nikolic, è detenuto al carcere di Sassari in Sardegna. Per Rosa e la sua famiglia che vivono nella provincia di Napoli, ora che i colloqui di persona sono iniziati nuovamente, è impossibile poter andare sull’isola perché i suoi due figli soffrono di alcuni disturbi per cui non possono viaggiare.

“Mio figlio Domenico soffre di una patologia pregressa e non può stare in luoghi al chiuso – spiega Rosa –  Non posso portarlo con me in aereo o in nave per vedere il papà. Questo me l’hanno detto i medici. Poi entrambi fanno psicoterapia individuale 3 volte a settimana quindi io o mi occupo della loro salute o viaggio. E per questo motivo loro non vedono il padre da 2 anni. Ho chiesto l’avvicinamento ma ancora non ho avuto risposta. È diritto dei miei figli rivedere il loro padre”.

Rade sta scontando la sua pena già da 9 anni e per il fine pena ci vuole ancora un po’ di tempo. È stato detenuto prima al carcere di Nuoro, poi a Cagliari e infine a Sassari e non riesce a trovare pace in nessun modo. “È stato pestato nel carcere di Nuoro Badu ‘e Carros. Io ho denunciato tutto ai carabinieri di Melito per ben 3 volte, ora c’è un indagine in corso – racconta Rosa – Chi ha sbagliato si prenderà le sue responsabilità. Dopo quell’episodio è stato trasferito prima a Cagliari e poi a Sassari, sempre in Sardegna. È scattata una sorta di ripicca nei confronti di mio marito perché quasi due anni fa è evaso dal carcere di Secondigliano durante un permesso premio. Ed è l’unico detenuto in tutta Italia che è stato 16 mesi al regime di 14 bis”.

Il 14 bis è un regime di sorveglianza particolare per un periodo non superabile di sei mesi, prorogabile per solo 3 mesi. “Rade è un detenuto comune non associato, ancora oggi sta in isolamento – continua Rosa – Ma anche se fosse un soggetto pericoloso, in Italia ci sono tantissimi carceri di massima sicurezza perché non avvicinarlo qui? Non abbiamo chiesto che venga liberato, perché ha sbagliato e sta pagando, non abbiamo chiesto che tornasse a Napoli, ma semplicemente che venisse spostato in un carcere che possiamo raggiungere in giornata”.

Al dramma dei suoi figli Rosa ne aggiunge un altro: “Ho paura per mio marito perché so che è rinchiuso lì e lo minacciano ogni giorno. ‘Qui stai in Sardegna, comandiamo noi, ti faremo pagare quello che tu hai fatto ai nostri colleghi a Napoli’. Perquisizioni tutti i giorni, minacce, abusi e continua a stare isolato da tutti nonostante non abbia più il 14 bis, lo ritengono sempre un elemento pericoloso”. Rosa tiene alta la guardia e continua a denunciare tutto ciò che accade al marito. “Dal carcere sono anche arrivate lettere di minacce a me – continua a raccontare – io le ho portate ai carabinieri perché quella grafia non è di Rade”.

Intanto Rosa ha chiesto al Dap all’inizio di maggio di spostare il marito in un carcere più vicino per porre fine a quella immane sofferenza che i suoi figli sono costretti a patire per la lontananza del padre. Ma nessuna risposta è ancora arrivata. Rosa continua a non poter dare ai suoi bambini nessuna buona notizia. Ma lancia l’appello affinchè si prenda presto una decisione.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.