Un nuovo patto per il futuro del lavoro. Una legge sulla partecipazione dei lavoratori. La Cisl ha festeggiato i suoi 75 anni di impegno riformista con una grande assemblea al Teatro Adriano a Roma, che ha visto anche la presenza del Presidente Mattarella. Alla vigilia della Festa dei Lavoratori, l’appuntamento ha fatto da “Secondo atto” all’appello lanciato proprio dal Colle di intervenire contro l’inarrestabile piaga delle morti bianche. «Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione», diceva il Capo dello Stato mercoledì. «Non possiamo accettare che in un Paese civile si continui a morire, ad ammalarsi lavorando, a subire aggressioni», gli ha fatto eco la segretaria Cisl, Daniela Fumarola. «La sicurezza e il benessere lavorativo sono un diritto fondamentale e devono diventare cultura diffusa».

Nel clima di incertezza internazionale, ma anche di sfide che l’innovazione tecnologica pone a imprese e lavoratori, la Cisl sente la necessità di dar vita a un nuovo Protocollo sul Lavoro. «Un’intesa tra responsabili su alcuni pilastri fondamentali», ha spiegato Fumarola. Sicurezza appunto, ma anche produttività e nuova contrattazione. Un patto che inquadri le giuste riforme nel Paese e in Europa. «Bisogna archiviare un patto di stabilità miope e regressivo. Rilanciando pensioni e protezioni sociali. Fisco e politiche attive. Superando le rigidità di un Green Deal fuori dal tempo, per introdurre nel nuovo “patto verde” nuovi indici di sostenibilità sociale».

Spegnendo queste prime 75 candeline, la Cisl conferma la sua propositività, il tratto riformista iniziato da Giulio Pastore, Mario Romani e poi proseguito da Ezio Tarantelli. Protagonisti della storia del sindacato e tutti ricordati da Fumarola, che ha rimandato la memoria al Patto di San Valentino, del 1984, contro l’inflazione e per la scala mobile: «Scelta impopulista – ha detto – che segnò un punto di non ritorno nella storia d’Italia». Questo percorso storico oggi viene attualizzato con la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione. Tema già lanciato a febbraio da Fumarola, all’inizio del suo mandato. «Dopo quasi 80 anni, rendiamo esigibile l’articolo 46 della Costituzione», ha detto la numero uno della Cisl. Appunto quello sul diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. Il momento è quello giusto. L’occupazione è in crescita e anche il PIL è tornato al bello. Anche se di poco. L’Istat ha registrato un +0,3% del Prodotto interno lordo. «Un segnale importante – ha commentato il ministro Giorgetti – che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo». Ecco, in questo clima, la Cisl sente la necessità di confermare la propria identità.

Ma, oltre alle cose fondamentali dette da Fumarola, altrettanto importanti sono quelle lasciate fuori dalle celebrazioni. Non un richiamo infatti al Jobs Act e al referendum dell’8-9 giugno. Già in passato la Cisl aveva scartato il voto popolare come strada percorribile. Scelta populista, diciamo noi. Meglio, a giudizio della Cisl, una contrattazione decentrata e il dialogo, sperimentando orari modulari, lavoro agile regolato, formule come il part-time volontario, senza mai abbandonare il lavoratore alla solitudine. Insomma, nuove pratiche di un rapporto di lavoro fondato sul confronto tra la singola persona e l’impresa, piuttosto che sulla categoria. Coerenti con la transizione digitale e la crescente domanda di figure professionali dal profilo sempre più atipico e complesso. «È tempo di compiere un salto di qualità nelle relazioni industriali e sociali del nostro Paese, verso un modello forte e compiuto di democrazia economica».