Il report semestrale
Morti sul lavoro, bollettino di guerra Cisl: “La soluzione è la formazione”
Per Mattia Pirulli, segretario confederale del sindacato, la risposta all’emergenza è un cambio culturale: “Tutti i lavoratori devono essere messi nella condizione di sapere l’importanza di salute e sicurezza”

Aumentano gli infortuni sul lavoro (+0,19%), le malattie professionali (+21,6%), ma ancora di più gli incidenti mortali (+3,81%). Lo rileva il Report semestrale su infortuni e malattie professionali a cura del Dipartimento Salute e Sicurezza della Cisl, che pone a confronto i dati appunto del secondo semestre 2024 con lo stesso periodo del 2023. Quello delle morti bianche in Italia è un vero bollettino di guerra. Quasi 1.077 in tutto il 2024. Una fotografia dell’assurdo, rispetto al percorso di transizione digitale che devono intraprendere lavoratori e imprese. Si teme infatti che l’automazione porti disoccupazione – non è vero! – ma nel frattempo la quotidianità è fatta di tragedie che nulla hanno a che vedere con il progresso tecnologico.
Di fronte a questo trend costantemente in crescita, bisogna risalire alle cause. Nel nostro paese, la cultura della sicurezza è un handicap delle imprese, ma anche dei lavoratori. «Formazione e informazione sono strategici», spiega Mattia Pirulli, segretario confederale Cisl con delega alla sicurezza nonché responsabile della redazione del rapporto. «Purtroppo, però, restano strumenti inadeguati. Nelle aziende, la formazione viene spesso vista come una perdita di tempo. Quando invece è un investimento importante. Colma le diseguaglianze culturali e previene gli incidenti».
Quello che più sorprende è proprio il gap tra gli incidenti e le nuove tecnologie, che invece dovrebbero dare la certezza che l’impiego è sicuro. «L’Intelligenza Artificiale è uno strumento aggiuntivo», aggiunge Pirulli, rifacendosi all’esoscheletro e alle sue potenzialità. «Ma il contributo tecnologico dev’essere inserito nella contrattazione di secondo livello». L’alternativa è che emergano nuove disuguaglianze. Con imprese e lavoratori lanciati a rete nella transizione digitale e altri, invece, in posizione arretrate. «L’IA è strumento di aiuto. Ma bisogna dirlo al lavoratore, che altrimenti fa fatica a comprenderne la sua funzionalità. Di esperienze interessanti ce ne sono già e quindi passare a una regolamentazione è possibile».
Al fianco della contrattazione dev’essere riconosciuto “un ruolo cardine” – si legge nel report – alla figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls e Rlst). Il cui compito, spiega Pirulli, è accompagnare i lavoratori nell’acquisire questa cultura della sicurezza. Qui viene in mente quanto sia delicato questo ruolo. Per esempio nelle relazioni con i lavoratori di origine straniera. «Partendo dalla lingua, tutti i lavoratori devono essere messi nella condizione di sapere cosa vogliano dire salute e sicurezza».
Formazione in fabbrica, sì. Ma non solo. «Il tema della cultura della salute e della sicurezza va rafforzato in tutti gli ambiti. Anche all’interno delle scuole. Non in maniera didattica-nozionistica, ma in termini esperienziali. Bisogna trasmettere i valori di salute e sicurezza alle future generazioni di imprenditori e lavoratori». Il report Cisl, del resto, è tutto fuorché un cahier de doléances. Gli sforzi del governo per prevenire incidenti e malattie sono riconosciuti. Viene apprezzata infatti «la scelta di operare su più fronti diversificati, avendo chiaro che le cause non albergano solo su alcune mancanze, assenze o negazioni di tutela». Per questo risulta utile la costituzione al Cnel di un osservatorio permanente, affinché si possano monitorare le informazioni su contratti e rapporti di lavoro, alla luce delle eventuali violazioni riscontrate.
Degno di rilievo anche il Piano integrato per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, operativo da gennaio e che definisce una serie di misure rivolte in modo mirato a diversi settori di intervento. Infine c’è la Patente a punti sicurezza, strumento che a oggi registra circa 410mila domande inoltrate dalle aziende e dai lavoratori autonomi e che è destinata a una maggiore diffusione. «Strumenti e norme ci sono e sono sufficienti – conclude Pirulli – Vanno rafforzati, però. Vanno divulgati in tutti i settori produttivi. Il lavoratore dev’essere messo nelle condizioni di conoscere».
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