Un'occasione persa: questo è stata l'informativa del Ministro Musumeci sui danni ambientali
Musumeci, basta polemiche
Toni piccati, polemiche inutili, scontri verbali: è ora di dire basta. Il consiglio che diamo al Ministro? Si faccia forza. Abbia il coraggio di presentare non parole o annunci ma nella concretezza del governare, il disegno di un piano finanziario integrato, coerente e complessivo.
L’informativa del Ministro Musumeci sui danni ambientali ieri in Parlamento è stata ancora una occasione persa. Nonostante gli apprezzamenti, almeno per una volta, a Italia sicura, proprio non ci siamo. Basta toni piccati, polemiche inutili, scontri verbali. Questi sono i momenti in cui invece bisognerebbe unirsi, non dividersi. Come non ricordare le parole dell’uomo che creò l’attuale sistema di protezione civile, l’indimenticabile Giuseppe Zamberletti: “Avevamo deciso di allargare, anzi di dilatare il concetto di sicurezza civile, scegliendo di proteggere maggiormente i vivi ‘prima’ che i disastri si verificassero, piuttosto che intervenire solo ‘dopo’ a contare i morti… Il nostro Paese fatica molto a uscire da una convivenza coi rischi dettata più dalla fiducia nello stellone italico che da una sana cultura della prevenzione che dovrebbe caratterizzare un Paese moderno e sviluppato”.
Farebbe meglio, caro Ministro, a cercare in fretta un terreno unitario e a condividere con tutta la politica, con un accordo, un patto, uno spazio di collaborazione fuori dalla competizione quotidiana, mettendo in piedi strutture tecniche e operative di alto livello per pianificazioni che vadano oltre le brevi durate dei nostri governi.
Abbia il coraggio di presentare non parole o annunci ma nella concretezza del governare, il disegno di un piano finanziario integrato, coerente e complessivo, che potrebbe accorpare investimenti già in pancia ai vari ministeri e mai spesi, e rimodulare ancora alcuni dei milestone del PNRR vista la coerenza con gli obiettivi e con la tempistica del piano europeo.
Ci sono macro-settori più vulnerabili. Tra questi, come Lei sa, i 10.200 interventi prioritari per investimenti da circa 30 miliardi di euro del piano decennale di Italia sicura per briglie, argini, gabbionate, aree di laminazione, risagomature di canali, riapertura di corsi d’acqua intombati, idrovore, consolidamento delle 2.400 frane più pericolose oggi sotto osservazione della Protezione Civile – delle 628.000 frane sulle 750.000 europee – con muri di sostegno, ancoraggi, tiranti d’acciaio, piastre metalliche, micropali, iniezioni di cemento e calcestruzzo, reti paramassi. E contenimenti su aree a rischio frana e alluvione presenti nel 94% dei comuni italiani, cioè quasi ovunque. A partire dalla sua martoriata Sicilia.
Bisognerebbe poi garantire con urgenza infrastrutture idriche, e almeno 4 miliardi in più di metri cubi di accumuli di acqua per combattere le siccità più dure e per mettere al riparo il Sud e anche il Nord produttivo – ne abbiamo subìte 9 di siccità negli ultimi 23 anni con circa 20 miliardi di danni – e ripristinando prima possibile le 157 grandi dighe sulle 531 che oggi sono senza una goccia d’acqua o in invaso limitato perché interrate e piene di sedimenti mai rimossi, o in attesa di verifiche, e realizzando una parte dei 2000 piccoli bacini idrici, aumentando impianti e adduzioni, e riattivando dove è possibile anche le falde costiere in aree in desertificazione, e programmando il riuso dei parte dei 9 miliardi di m3 di acque reflue depurate che ributtiamo tranquillamente in mare. Non tutto è di sua competenza, ma si faccia forza, le assuma in nome della prevenzione.
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