Il genere “cupo” – dicono da Netflix – ha sostituito il genere “drammatico” nelle opzioni con cui giovani e giovanissimi scelgono i film sulle piattaforme. Deve essere per questo che l’atmosfera, al Giffoni Film Festival, si è fatta quasi apocalittica. D’altronde le notizie dalla Sicilia, devastata dal fuoco, sembrano tratte da una serie distopica: Catania con alcuni quartieri senza acqua e senza luce elettrica per tre giorni.

Palermo in black out. Il tempio di Agrigento annerito dal fumo. L’Italia intera divisa tra fuoco e acqua: mentre Milano finisce nell’occhio di una tromba d’aria tropicale, due regioni lamentano feriti da colpi di grandine e vicino Monza un vero e proprio fiume di ghiaccio attraversa le eleganti vie del centro.

Insomma, al festival del cinema per ragazzi piaceranno anche le trame estreme, i disaster movie, ma in questa pazza estate la realtà supera la fantasia. Quando arriva tra gli ospiti il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, uno che peraltro non si caratterizza né per sorrisi, né per rassicurazioni, prende la parola una ragazza siciliana sin troppo atterrita dall’emergenza climatica.

Sarà il cinema, ma la sua domanda si interrompe, singhiozza. Diventa una Greta che piange. “Ministro soffro di eco-ansia. In questi giorni la mia terra brucia. Sta bruciando tutto – ha detto scoppiando in lacrime – mi chiedo: lei non ha paura? Paura per i suoi figli, per i suoi nipoti?”.

E il ministro – sarà effetto dei neuroni a specchio – le risponde sullo stesso tono. Singhiozzando, trattiene a stento la commozione. “Io ho la forza del dubbio. Glielo dico sinceramente. Ma abbiamo il dovere, ho il dovere da ministro, di impegnarmi per salvare il vostro futuro e quello dei miei nipoti”.

Una volta dismessi i panni di Superman (o Batman, l’uomo-pipistrello for[1]se rispetta meglio la biodiversità) qualcuno potrebbe obiettare al ministro che il suo governo, con il 94% dei comuni a rischio idrogeologico, ha appena rinunciato a 16 miliardi di euro del Pnrr che sarebbero stati destinati alla messa in sicurezza del territorio. E continuare a nicchiare sulla necessità di reinsediare la missione di Italia Sicura a Palazzo Chigi rende bene l’idea di come Giorgia Meloni voglia correre ai ripari.

I toni di certe eco-ansie suonano ultimativi, ma quello che sta accadendo in Sicilia è davvero fuori dalla capacità narrativa. “Pichetto Fratin piange per la vergogna”, può ben ironizzare Riccardo Magi, PiùEuropa. Il governo prende tempo ma proverà a va[1]rare lo stato di emergenza per le cinque Regioni colpite da maltempo, al nord, e incendi, al sud, entro l’inizio della prossima settimana.

A Roma sono attese le stime degli enti locali, che stanno raccogliendo dal territorio l’elenco dei danni causati dalla furia di acqua, vento e fiamme. Una vera e propria corsa contro il tempo: al momento solo la Lombardia ha potuto presentare ufficialmente la richiesta, ma si attendono nelle prossime ore anche gli aggiornamenti dell’Emilia-Romagna, del Veneto (per l’agricoltura) e i dossier di Sicilia e Friuli Venezia Giulia.

Una volta istruite le pratiche, verrà convocato il Cdm per la delibera. A Catania l’aeroporto è chiuso da dodici giorni, a causa di un incendio innescato dal cavo di una stampante. L’aeroporto di Palermo è stato raggiunto dalle fiamme quattro giorni fa. Come diverse zone del capoluogo siciliano, visitato ieri da un Presidente della Repubblica anch’egli fumante: “È una ferita aperta” e “c’è molto da recuperare”, sono le espressioni che Sergio Mattarella ha detto uscendo dalla chiesa di Santa Maria di Gesù, una dei tanti tesori artistici colpiti dagli incendi.

C’è da scommettere che pensasse all’intera situazione dello sfacelo in cui incuria, maltempo e ritardi di ogni tipo hanno gettato Sud e Nord. Palazzo D’Orleans, sede della Regione Sicilia a Palermo, doveva coordinare gli aiuti. Ma non lo ha potuto fare: il blackout ha paralizzato il quartier generale dell’istituzione regionale, privo di gruppo elettrogeno. Indignazione generale.

Pichetto singhiozza. Il ministro catanese Urso denuncia lo stato di assurda indecenza, il Presidente Schifani replica di non alimentare ancora più indecenti polemiche, Musumeci, già governatore e oggi ministro della Protezione civile, cade dal pero. I turisti in Sicilia non sanno più se ridere o piangere, e nell’incertezza, scappano.

Aldo Torchiaro

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