Modello Cer
Napoli, anche il porto sta cambiando: il futuro è un laboratorio avanzato di decarbonizzazione

Per decenni i porti sono stati percepiti come infrastrutture ad alto impatto ambientale: grandi navi, traffico intenso, elevate emissioni. Oggi, però, qualcosa sta cambiando. Gli scali marittimi si stanno trasformando in attori centrali della transizione energetica, grazie a nuove opportunità normative e finanziarie che promuovono l’utilizzo delle energie rinnovabili nel settore logistico-portuale. In questo contesto, le Comunità energetiche rinnovabili nei porti italiani stanno vivendo una fase di significativa evoluzione, sostenuta da sperimentazioni concrete, studi scientifici e un quadro normativo in progressivo adattamento che ne promuove la diffusione.
La prima apertura normativa risale all’articolo 9 del DL 50/2022 (Decreto Aiuti), che ha consentito alle Autorità di Sistema Portuale di promuovere Cer anche con impianti superiori a 1 MW, superando i limiti ordinari. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale ha subìto una frenata con il Decreto MASE n. 414/2023, che, nell’istituire il sistema di incentivi per le Cer, non ne ha previsto l’applicabilità alle configurazioni “in deroga”, di fatto escludendo, dai contributi previsti, anche molte realtà portuali. Una svolta positiva è arrivata con il Decreto MASE del 16 maggio 2025, che ha ampliato l’accesso agli incentivi. La soglia di ammissibilità è stata innalzata per includere le Comunità energetiche nei comuni fino a 50mila abitanti, aprendo il sistema a una più ampia gamma di territori, comprese diverse città portuali di medie dimensioni, precedentemente escluse dalle opportunità di finanziamento.
Il modello attuale delle Cer nei porti si muove su due binari: Cer incentivate, con impianti fino a 1 MW e possibilità di beneficiare di anticipi fino al 30% e tempi più ampi per l’entrata in esercizio degli impianti e Cer senza incentivi, potenzialmente più flessibili in termini di potenza installata, purché supportate da modelli economico-finanziari alternativi. Anche in quest’ultimo caso, le opportunità non mancano. Il Pnrr stanzia fondi per i cosiddetti “Green Ports”, sostenendo progetti per l’alimentazione elettrica da terra e la produzione di energia rinnovabile. I programmi Horizon Europe e Interreg finanziano soluzioni innovative in ambito energetico e logistico, mentre i fondi strutturali regionali e il Fondo Complementare del Pnrr supportano progetti di decarbonizzazione locale.
In tale contesto, il porto di Napoli si presenta come un caso emblematico. Tra i principali scali del Mediterraneo, ha tutte le caratteristiche per diventare un laboratorio avanzato di decarbonizzazione, grazie alla sinergia tra istituzioni, operatori economici e mondo della ricerca. Le Comunità energetiche nei porti rappresentano, dunque, una concreta opportunità per coniugare innovazione, sostenibilità e coesione territoriale. E la città di Napoli, in questo percorso, può giocare un ruolo di primo piano.
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