Sale la protesta per lo stop al Reddito di cittadinanza. A Napoli, la città più coinvolta, sfilano in centinaia in corteo e non mancano momenti di tensione con le forze dell’ordine e disagi per il traffico. Manifestazione anche davanti alla sede Inps di Cosenza, altra città dove alto è il numero di quanti devono dire addio alla misura.

A Napoli durante il corteo in difesa del Reddito di cittadinanza, promosso da varie sigle, alcuni manifestanti hanno forzato il cordone di polizia, riuscendo poi a scavalcare il muretto che porta alla rampa di accesso alle autostrade, con ripercussioni sul traffico automobilistico. Dopo aver occupato la rampa per circa mezz’ora, i manifestanti hanno ripreso il corteo e la situazione è tornata tranquilla. Decine di persone hanno invece manifestato davanti alla sede dell’Inps a Cosenza.

Una donna magia i croccantini per i gatti

Nel corso dell’iniziativa una donna ha mangiato i croccantini dei gatti, perché “non avrò più la possibilità di fare la spesa, non voglio lavorare più in nero e fin tanto che qualcuno non troverà una soluzione questa è la situazione. Non voglio essere mantenuta dallo Stato, voglio solo un lavoro”, ha raccontato. “Sfatiamo il mito che siamo dei fannulloni – ha detto Luigi Guglielmelli, anche lui ex percettore del Reddito -, sono laureato, ho due master, parlo tre lingue ma non riesco a trovare lavoro perché ho 56 anni. Ho inviato centinaia e centinaia di curriculum e sei aziende mi hanno risposto che sono troppo grande. Allora chiedo al governo e al presidente della regione Calabria cosa intende fare per i suoi concittadini che sono nella mia stessa situazione”.

Le comunicazioni alle famiglie sullo stop al Reddito di cittadinanza

Proprio venerdì scorso, 25 agosto, sono arrivate dall’Inps le altre comunicazioni di fine del Rdc: sul totale di 33.765 famiglie interessate in questo secondo invio per aver raggiunto il limite delle sette mensilità nel 2023, oltre 5mila (5.275) sono nel capoluogo partenopeo (dopo le 21.063 di fine luglio). Mille a Cosenza. A livello regionale, in testa si piazzano, per numero di nuclei coinvolti, Sicilia e Campania, seguite da Calabria, Lazio e Puglia. A fine luglio lo stop ha riguardato oltre 154mila nuclei in tutta Italia; altri 40.800 messaggi sono attesi tra settembre e dicembre, come emerso dai dati dell’Istituto, per un totale di 229mila famiglie.

La tipologia di famiglie che ha subito lo stop

Si tratta di famiglie che non hanno tra loro componenti minori, disabili o over-60 e non prese in carico dai servizi sociali. Dal primo settembre queste famiglie potranno presentare la domanda per il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e, se hanno i requisiti, essere avviati ad un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.

Sempre dal primo settembre debutterà la nuova piattaforma per il lavoro: è il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), che punta a far incontrare domanda e offerta. Dal primo gennaio 2024 arriverà l’Assegno di inclusione (Adi) destinato ai nuclei in cui siano presenti un minore, o un disabile o un over-60 o un componente inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari.

Redazione

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