Il saggio di Giuseppe De Lucia Lumeno
Nessuna resa per ricostruire un nuovo umanesimo
Fa uno strano effetto, quasi di estraniamento, leggere e recensire il libro di Giuseppe De Lucia Lumeno proprio in questi giorni. Mentre il mondo politico e istituzionale vive il tradizionale, quanto rituale, affanno della fase post elettorale fatta di consultazioni formali e informali, di voci di corridoio, di retroscena, di liti più o meno celate, di bilance e manuali Cencelli di ogni epoca e parte politica, la lettura di Nessuna resa ci riporta con i piedi per terra nel subbuglio della nostra contemporaneità.
Un mondo dilaniato da una lunghissima crisi economica (anche per il prossimo anno il Governatore di Bankitalia Visco, a margine dei lavori del Fmi, ha avvertito che l’Italia sperimenterà un “forte rallentamento, una crescita sostanzialmente nulla”), dalla prima pandemia globale, dai pericolosi cambiamenti climatici e da una guerra lacerante che diventa ogni giorno sempre più minacciosa e che, addirittura, torna a far paventare l’incubo nucleare. Vere e proprie catastrofi dalle quali l’umanità sembrava ormai immune grazie a quegli anticorpi che pensava di aver introiettato avendole provato tutte queste sciagure – crisi, pandemie, dittature e guerre – nel secolo scorso. Ma, come i virologi ci hanno insegnato in questi due anni, anche gli anticorpi prodotti dai migliori vaccini hanno un’efficacia comunque limitata nel tempo e dunque aver pensato di essere al riparo da ogni pericolo non soltanto è stato un errore ma ha accentuato la sorpresa e reso più rovinosa la “caduta” proiettandola su una scala di un’ampiezza fino ad ora sconosciuta. Così, il risveglio dell’umanità – quando ci sarà – si preannuncia quanto mai fragoroso.
Il libro non è però una disamina dei mali che affliggono il mondo né tanto meno l’elenco di singole proposte risolutive. È invece la riflessione che viene – e che sempre dovrebbe venire – prima di ogni ipotesi programmatica. La lettura dell’analisi a tutto campo ed estremamente approfondita, proposta dall’autore, porta il lettore su un piano filosofico e, dunque, molto impegnativo. Le domande poste – mai banalmente e mai in maniera diretta – sono le domande di fondo, quelle esistenziali, tanto complesse quanto solo apparentemente ingenue. Di fronte a una crisi di questa natura e di questa portata, cosa fare? Cosa può, un nonno che ha attraversato il passaggio tra il “miglior” Novecento e il nuovo millennio, consigliare al proprio nipote che sta muovendo i suoi primi passi proprio nella tempesta di questa drammatica contemporaneità fatta di una società “alla deriva” e in via di decomposizione? “Nessuna resa”. È “semplice” la risposta.
Una risposta netta, forte, immediata e, allo stesso tempo, estremamente impegnativa, come impegnativo è il libro che ha il merito di accompagnare e aiutare il lettore a leggere il mondo che lo circonda andando a fondo, portandolo a guardare dietro quella superficialità indotta da un sistema di comunicazioni e di interrelazioni nel quale la rapidità e la semplicità hanno preso il sopravvento sulla qualità, sulla profondità e che l’umanità sembra aver accettato in maniera pigra arrendendosi a essa e rinchiudendosi in un individualismo che è la negazione della persona, dell’umanità. Questo il nodo centrale da sciogliere e che De Lucia Lumeno scioglie con determinazione, convinzione e tanta grinta: la resa è un punto di non ritorno al quale una sola è la risposta possibile e praticabile per non rassegnarsi alla “catastrofe finale”, appunto “nessuna resa”, attraverso un comportamento consapevole e attivo.
Si potrebbe obiettare: “certo, ma come?”. Prima di tutto partendo dalla consapevolezza dell’impossibilità di tornare al passato. «Avrebbe desiderato essere di nuovo l’uomo che all’inizio dell’epidemia voleva lanciarsi di corsa fuori dalla città per gettarsi incontro a colei che amava. Ma sapeva che non era più possibile. Era cambiato…». È cambiato, tutto è cambiato. De Lucia Lumeno prende in prestito Camus per rendere in maniera plastica quanto sia difficile ma inevitabile accettare l’impossibilità di tornare al passato. Una sorta di “tempesta perfetta” che ha visto prodursi, insieme e inaspettatamente, crisi economica e politica, pandemia e guerra, ha cambiato tutto e tutti. Ci ha resi più coscienti della fragilità umana, ha ferito a morte le nostre società, i nostri sistemi economici rendendo impossibile ridar loro vita come se nulla fosse. No. Heri dicebamus, se in altri momenti è stato possibile, oggi non lo è più.
La consapevolezza e l’accettazione di questa verità è una precondizione di ogni possibile passaggio “da un tipo di società a un’altra” e, allo stesso tempo, costruzione del “nessuna resa”. Nella società industriale, così come l’abbiamo conosciuta nel secolo scorso, il principio cardine della vita sociale risiedeva nella trasformazione delle risorse materiali e i conflitti sulla distribuzione di queste risorse generavano gli scontri principali. La vita sociale, in tutti i suoi aspetti, era declinata rispetto a queste categorie: creazione di risorse materiali e definizione degli attori stessi e dei loro conflitti in termini di produzioni di beni e di ripartizione delle risorse disponibili. Quella struttura è saltata e ha portato via attori propriamente sociali che stanno lasciando il posto ad altri attori, sociali e non sociali, che negano quegli assetti sui quali, per oltre un secolo, il mondo occidentale ha definito i propri orientamenti fondamentali. Una vera e propria destrutturazione, frutto amaro della dissociazione tra economia globalizzata e conflitti sociali e azioni politiche. Non prendere atto di questo significa accettare e subire il cambiamento passivamente, senza poterlo intercettare e in qualche modo indirizzare, significa “resa” incondizionata.
Non esiste, infatti, per De Lucia Lumeno, una terza via: o abbandonarsi alle crisi o ricostruire un nuovo tipo di vita economica e sociale. La scelta non può essere più tra presente e passato, ma tra l’accettazione della catastrofe nella rassegnazione da una parte e la rinascita, nella speranza, attraverso l’azione per la costruzione di nuovi rapporti sociali che abbiano al centro l’essere umano come essere sociale e non come individuo dall’altra. Quello che si invoca e che si prefigura, come unica e possibile strada è un nuovo umanesimo, una nuova vita sociale non più ancorata al tema della redistribuzione dei redditi, ma che basi la propria struttura sull’affermazione della difesa dell’integrità della persona umana e dei suoi valori come sola arma possibile contro quel trionfo insieme effimero e apparente dell’economia globalizzata.
Tutte le istituzioni sociali dovranno essere al servizio della soggettivazione degli attori e della salvaguardia della terra e non più del profitto. Anche la via che porta alla tolleranza e alla pace non può che passare attraverso il riconoscimento dell’unicità dei principi che definiscono il soggetto umano anche nell’estrema varietà dei percorsi attraverso cui ogni collettività si trasforma. Gli stessi percorsi della modernizzazione, anche quando si allontanano gli uni dagli altri, devono, sempre e comunque, convergere verso le stesse osservazioni fondamentali e verso la volontà di combinare l’unicità della modernità con la pluralità delle vie di modernizzazione. Differentemente, come l’esperienza mostra, il senso di solitudine e di vuoto è immenso e incolmabile.
Papa Francesco ha invitato i movimenti popolari a “continuare la propria lotta, perché ci fa bene a tutti” affinché “… nessuna famiglia sia senza tetto, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessuna persona senza la dignità del lavo¬ro!”. Prima di lui, Papa Benedetto XVI, dieci anni fa, era stato profetico “I nostri tempi, contras¬segnati dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”. Ebbene, nella sintesi tra i magisteri dei due Papi che hanno accompagnato l’inizio del nuovo millennio, oggi più che mai, è possibile invocare “Nessuna resa”.
Giuseppe De Lucia Lumeno, NESSUNA RESA, Edicred – ottobre 2022
Euro 12,00 – Pp. 172
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