Dmitry Bivol ha mani più grandi e dieci centimetri in più di altezza. Eppure è lui la preda, il suo titolo l’obiettivo. Saul Alvarez, noto in tutto il mondo come Canelo, superstar della boxe, punta alla sua cintura mondiale dei pesi mediomassimi WBA: lo porterebbe a un punto ancora più alto di una carriera già epocale. Per molti è il match dell’anno: un incontro che però è stato messo in discussione, che ha rischiato seriamente di saltare per le ripercussioni sciatte e populiste all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. E Bivol, 31 anni, è russo.
È nato da padre moldavo e madre coreana in Kirghizistan, allora Unione Sovietica, arrivato a San Pietroburgo che era ancora bambino. 285 incontri vinti da dilettante, alla nona difesa del titolo conquistato nel 2017, record immacolato di 19 incontri da professionista di cui 11 vinti per ko. Più che alle mani pesanti, alla mobilità delle gambe, alle combinazioni della sua boxe l’attenzione di alcuni è andata però al suo passaporto.
Perché siamo in questo momento – un momento che dura da oltre due mesi ormai, dall’annuncio dell’“operazione speciale” di “denazificazione” – in cui Dostoevskij viene discriminato dalle università, gli atleti paraolimpici (anche bielorussi, Minsk è alleata di Mosca) esclusi dai giochi come se fossero colpevoli loro dei bombardamenti, i tennisti sbattuti fuori da Wimbledon a prescindere dalle loro posizioni. E se ogni situazione è anche diversa e singolare – con il calcio, per esempio, il discorso effettivamente cambia -, è pure vero che il numero 1 del tennis mondiale Daniil Medvedev aveva lanciato un appello per la pace mentre il numero 7 Andrej Rublev aveva perfino definito “terribile” l’iniziativa di Putin. Russi entrambi però: quindi banditi anche loro con tutti i connazionali dal Grande Slam britannico.
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“Ho molti amici ucraini, tutto questo è triste e ogni giorno quando mi sveglio spero sempre di avere notizie sul rallentamento delle ostilità”, ha dichiarato Bivol che sta per affrontare il match più importante della sua carriera. “Devo fare semplicemente quello che so fare. Devo rispettarlo perché è un grande pugile, ma non devo considerarlo di un altro pianeta”. Canelo è secondo molti (Tyson Fury non sarebbe d’accordo, certo) il pugile pound for pound migliore al mondo da almeno un paio d’anni. Il messicano è campione in quattro categorie di peso. Se dovesse vincere diventerebbe il sesto uomo a diventare Campione del Mondo in cinque differenti categorie.
Sarebbe leggenda per il ragazzino messicano cresciuto a vendere ghiaccioli, ad allevare maiali e mungere vacche, professionista a 15 anni, superstar del pugilato mondiale. Capace da solo di creare megaeventi. Record di 60 match, 57 vittorie, 39 per ko, 2 pareggi, una sconfitta – ma con l’ultimo Everest del pugilato mondiale: Floyd Mayweather Jr. Legacy is earned, conquistare l’eredità (nel senso: la gloria imperitura), è il claim del match. E invece no, non tutti erano d’accordo. “A Bivol, come a tutti gli atleti russi, non andrebbe permesso di combattere”, hanno affermato Vitali Klitshko, sindaco di Kiev e suo fratello Wladimir, entrambi ex campioni dei pesi massimi, ora giustamente in guerra a difesa del loro Paese invaso.
“Ingiusto boicottare un accordo preso in maniera regolare tra due professionisti”, ha replicato la Wba. L’incontro si farà – fallita l’operazione di una Wimbledon totale – e rientrerà negli sgargianti festeggiamenti della festa nazionale messicana del Cinco de Mayo. Senza bandiera né inno russo. Compromesso accettabile evidentemente per Bivol che ha preparato il match a Indio, in California, sua seconda casa. Azzerata l’indignazione anti-russa al momento: se dovesse tornare potremmo chiedere a tutti i napoletani di dissociarsi dalla Camorra e a tutti i musulmani di prendere le distanze dall’Isis e a tutti gli juventini di essere simpatici. I bookmakers danno favorito il messicano ma il russo può riservare sorprese. Nessuna necessità di trash talking in promozione, massimo rispetto tra i due: perché sarà spettacolo assicurato alla T-Mobile Arena di Las Vegas nella notte tra sabato 7 e domenica 8 maggio. A partire dalle 2:00, in diretta sulla piattaforma DAZN, telecronaca di Niccolò Pavesi e Alessandro Duran. Come si dice in russo: Let’s get ready to rumble?
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