“Ho saputo che non si è trattato di sciopero della fame o di opposizione al governo o alla politica. Erano tutte sotto strettissima sorveglianza”. Queste le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio in visita oggi nel carcere delle Vallette di Torino dove nelle scorse ore sono stati registrati due decessi: quello della 43enne nigeriana Susan John, che si sarebbe lasciata morire rifiutando per settimane acqua, cibo e medicine, ripetendo solo di voler “vedere mio figlio”, e di una 28enne che si è tolta la vita in cella. 

Entrambe si trovavano nel carcere di Torino da poche settimane, con Susan John reclusa nel settore speciale della sezione femminile, riservato alle recluse con problemi psichiatrici o comportamentali. La visita di Nordio è durata circa tre ore e non sono mancate le proteste dei detenuti presenti, con battiture, fischi e slogan (“Libertà, libertà”).

Per Nordio “lo Stato non abbandona nessuno. Purtroppo il suicidio in carcere è un fardello di dolore che affligge tutti i detenuti in molte parti del mondo ed è spesso imprevedibile. Non è vero che tocca a chi ha una prerogativa di ergastolo. Accade per ragioni imperscrutabili. Da pm ne ho trattati ahimè tanti e non esiste mistero più insondabile della mente umana quando uno cerca soluzioni così estreme”.

“Purtroppo – ha aggiunto – in questi casi non c’è sorveglianza che tenga, persino al processo di Norimberga – sottolinea – due imputati eccellenti si sono suicidati nonostante avessero lo spioncino aperto 24 ore su 24″. Il capo della Giustizia riconosce che la situazione del carcere di Torino, “in condizioni di grande criticità”, era già conosciuta, “ed è per questo che la visita era già stata programmata”.

Nordio spiega che “noi abbiamo preso atto della lamentela, comune a tutti gli istituti, della polizia penitenziaria e dipende dalla disparità tra i mezzi e i fini. La legge di bilancio di quest’anno è stata quella che è stata, portando sacrifici per tutti e anche per la giustizia”. L’auspicio è nella prossima manovra: “Confidiamo – ha aggiunto – che il prossimo anno la congiunzione negativa di guerra, carestia e alluvioni e conseguenze del Covid finisca e ci consenta di disporre di risorse maggiori per aumentare il personale”.

L’obiettivo del ministro della Giustizia non è quello di “costruire un carcere nuovo” che sarebbe “costosissimo” oltre a essere “impossibile sotto il profilo temporale” perché “ci sono vincoli idrogeoligici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria”.

“Le caserme dismesse hanno degli spazi che consentono i due grandi correttivi all’aspetto afflittivo della pena: il lavoro all’aperto e l’attività sportiva. L’orientamento costituzionale è la rieducazione del detenuto che non si può fare se si hanno spazi ristretti, se vi è un sovraffollamento intollerabile e carenza di personale”.

Se sulla morte della 43enne nigeriana c’è un fascicolo aperto in procura e le indagini chiariranno eventuali responsabilità dell’amministrazione penitenziaria del carcere, per quanto riguarda il suicidio della 28enne, impiccatesi sempre ieri nel carcere torinese, a parlare è la madre, attraverso il suo legale: “Aspettavo di incontrarla al colloquio la prossima settimana. Ero molto preoccupata per le sue condizioni: l’ultima volta che ci siamo parlate in video chiamata mi aveva detto: ‘Mamma non ce la faccio più”.La ragazza, originaria di Riva Ligure, doveva scontare circa due anni e mezzo di reclusione per un cumulo di condanne con fine pena nel marzo del 2025. Una storia di tossicodipendenza alle spalle, dopo un periodo in affidamento al Sert di Imperia, ai primi di maggio di quest’anno era stata trasferita nelle carceri femminili di Pontedecimo, a Genova ma a fine luglio era stata mandata alle Vallette.

 

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