Nel 2022 un suicidio ogni quattro giorni, più di un detenuto su tre in cella per droga, sovraffollamento inferiore solo a Cipro e Romania. E poi ancora: accolta oltre una richiesta su due di risarcimento per l’inferno in cui si è costretti a vivere, ovvero celle (una su tre) con meno di 3 metri quadri per detenuto. Sono solo alcuni, inquietanti, aspetti del diciannovesimo Rapporto di Antigone sulle condizioni disumane di detenzione che ci sono in Italia tra bimbi in cella con le madri (sono 22 nell’ultimo anno) e chi ha meno di tre anni da scontare e potrebbe usufruire delle misure alternative che non vengono applicate.

SUICIDI, 2022 ANNO NERO – Sono stati 23 i suicidi in carcere in questi primi cinque mesi del 2023. L’anno scorso era passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre, con 85 persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 – su 214 morti totali – ovvero più di una ogni quattro giorni. Cinque i suicidi avvenuti nel solo carcere di Foggia. Negli istituti penitenziari i suicidi sono stati 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà. Delle 85 persone suicidatesi, 5 erano donne. Le persone straniere erano 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media era di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71.

La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60%) si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Addirittura, 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere. Delle 85 persone morte per suicidio nel 2022, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). In 68 (pari all’80%) erano coinvolte in altri eventi critici. 24 di loro erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio.

SOVRAFFOLLAMENTO, PEGGIO SOLO CIPRO E ROMANIA – In Italia sono detenute oltre 9mila persone in più rispetto alla capienza effettiva degli istituti penitenziari. Il tasso effettivo di sovraffollamento medio è del 119%. Ossia per circa il 20% dei detenuti vi è una sistemazione precaria. Il record è della Lombardia con un sovraffollamento pari al 151,8%. A fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti, i presenti nelle nostre carceri al 30 aprile erano 56.674, ovvero 5.425 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Ai posti regolamentari come è noto vanno però sottratti i posti non disponibili, che a maggio 2023 erano 3.646. Così infatti scrive il Ministero nelle sue statistiche ufficiali: “Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato”.

A fronte di un tasso di affollamento ufficiale medio del 110,6%, oggi le regioni più affollate sono la Puglia (137,3%), la Lombardia (133,3%) e la Liguria (126,5%). Tuttavia, considerando i posti conteggiati e non disponibili l’affollamento reale è del 119%. Anche a livello regionale i dati cambiano e le regioni dove si registrano le situazioni più preoccupanti sono: Lombardia (151,8%), Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (135,9%). Come tasso di sovraffollamento l’Italia è tra le peggiori d’Europa. Solo Cipro e Romania presentano dati maggiori. Invece ci collochiamo al trentaseiesimo posto per tassi di detenzione, ossia numero di detenuti rispetto a cittadini liberi. Incarceriamo meno di Francia e Spagna, più di Germania e paesi nordici.Per quanto riguarda i singoli istituti, i valori effettivi più alti si registrano a Tolmezzo (190,0%), a Milano San Vittore (185,4%), a Varese (179,2%) e a Bergamo (178,8%).

UNA CELLA SU TRE CON MENO DI 3 METRI QUADRI – Nel 35% delle carceri visitate l’anno scorso da Antigone c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta. Nel 12,4% c’erano celle in cui il riscaldamento non era funzionante. Nel 45,4% degli istituti vistati c’erano celle senza acqua calda e nel 56,7% celle senza doccia. A Fermo, Messina e Lecco mancano gli spazi per la scuola Nel 30% degli istituti visitati non c’erano spazi adeguati per le lavorazioni ed in 3 istituti (Fermo, Messina e Lecco) non c’erano nemmeno gli spazi per la scuola. Nel 25,8% degli istituti visitati non c’era un’area verde per colloqui nei mesi estivi.

PIU’ DONNE DETENUTE – Dal 30 aprile 2022 la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, mentre le presenze sono cresciute del 3,8%. È aumentato soprattutto il numero delle donne, cresciuto del 9%, mentre l’aumento degli stranieri, del 3,6%, è più o meno in linea con quello della popolazione detenuta complessiva.Nel corso dell’ultimo anno la popolazione detenuta è cresciuta soprattutto in Trentino-Alto Adige (+11,7%), in Calabria (+9%) e nel Lazio (+7,5%). Antigone evidenzia come sul sovraffollamento pesi la custodia cautelare pari al 26,6% del totale, in calo rispetto al passato ma più alta rispetto alla media europea.Al 30 aprile dei 56.674 presenti 7.925, il 13,9%, erano in attesa di primo giudizio, 3.629 (6,4%) gli appellanti e 2.458 (4,3%) i ricorrenti. I definitivi erano 41.628, il 73,4% dei presenti, e gli internati in case di lavoro o colonie agricole erano 282. Se si guarda ai soli stranieri, quelli in attesa di primo giudizio erano il 15,6% ed i definitivi il 70,9%. La percentuale delle persone in custodia cautelare continua costantemente a calare. Alla fine del 2022 era del 27,8%, alla fine del 2021 del 29,9% ma ad esempio 10 anni prima, alla fine del 2011, raggiungeva il 40,8%.

AUTOLESIONISMO PER UNA DONNA SU TRE – Nel corso del 2022, gli atti di autolesionismo negli istituti penitenziari italiani, sono stati 30,8 ogni 100 presenze tra le donne, contro i 15 degli istituti esclusivamente maschili.Nel corso del 2022 l’associazione ha vistato 97 istituti penitenziari. Tra questi 64 case circondariali, 22 case di reclusione, due istituti a custodia attenuata (Eboli e Laureana di Borrello) e l’Icam di Lauro. Il 20% di questi era stato costruito tra il 1900 ed il 1950 e un altro 20% addirittura prima del 1900.Un lavoro reso possibile grazie agli oltre cento volontari-osservatori di Antigone e alla disponibilità non ovvia dell’amministrazione penitenziaria, e di tutti quei direttori, comandanti di reparto, poliziotti, funzionari pedagogici, medici, infermieri, mediatori culturali, assistenti sociali che portano il peso sulle spalle dell’articolo 27 della Costituzione.

Nelle carceri visitate da Antigone gli episodi di autolesionismo sono stati una media di 19 ogni 100 detenuti.Anche in questo caso i numeri variano molto da istituto a istituto: nel carcere di Ferrara si sono contati 79,6 episodi ogni 100 detenuti, nel carcere di Pisa se ne sono contati 67,5. Fra i tassi più bassi si trovano istituti piuttosto piccoli come la Casa Circondariale di Chieti (dove erano 98 i presenti al momento della visita e contava 1 episodio ogni 100 detenuti). In media 2,3 ogni 100 detenuti i tentativi di suicidio. Il dato più alto è stato registrato nella Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto (8,9 tentati suicidi ogni 100 detenuti) seguito dalla Casa Circondariale S. Anna di Modena (7,2 episodi ogni 100 detenuti presenti), ma molti sono anche gli istituti in cui non è stato registrato alcun episodio.

740 DETENUTI SEPOLTI AL 41BIS – Al 27 febbraio 2023, come riportato dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale, erano 740 i detenuti sottoposti al 41-bis di cui 728 uomini e 12 donne (tutte ristrette nella Casa Circondariale di L’Aquila, in cui è presente l’unica sezione femminile del regime 41-bis). Alla fine del 1993, l’anno successivo alle stragi di Capaci e via D’Amelio, i detenuti in 41-bis erano varie centinaia di meno, ovvero 473. Negli ultimi anni il dato sembra essersi stabilizzato fra le 740 e le 750 unità. Sono 12 le carceri italiane che ospitano detenuti in regime di 41-bis. L’istituto con più detenuti in tale regime speciale (150) è quello dell’Aquila (dove a gennaio scorso è stato trasferito Matteo Messina Denaro dopo una latitanza durata 30 anni) mentre quello che ne ha meno (3) è la Casa Circondariale di Nuoro-Baddu e Carros in Sardegna.

ERGASTOLANI – Sono 1.856 gli ergastolani, dato aggiornato al 2022. Se il loro numero è leggermente cresciuto in termini assoluti, (erano 1.810 del 2021) sono però calati in termini percentuali, passando dal 4,8% al 4,6% . Eppure – fa notare il XIX rapporto di Antigone- diminuiscono verticalmente gli omicidi. Nel 2022 sono stati 314 , quasi sei volte di meno dei 1.916 che si erano registrati nel 1991

VECCHIETTI IN CARCERE – La popolazione detenuta cresce e aumenta il tasso di invecchiamento. Sono quasi un terzo i detenuti over 50 e ben 1.117 gli over 70. Gli over 50 erano alla fine del 2022 il 29%. Dieci anni prima, alla fine del 2011, erano il 17%. Nello stesso intervallo di tempo gli over 70 sono raddoppiati, passando da 571 (1%) a 1.117 (2%). Gli under 25 dal 10 al 6%.

LE CARCERI FEMMINILI – Le donne detenute sono ospitate in parte nelle quattro carceri femminili presenti in Italia, che si trovano a Roma – dove il carcere femminile di Rebibbia, con le sue 337 detenute per 275 posti letto ufficiali, si impone come il più grande d’Europa – a Venezia, a Pozzuoli e a Trani. Gli Istituti a custodia attenuata per madri di Lauro, Milano e Torino ospitano 15 donne complessivamente. Le restanti 1.853, pari ai tre quarti del totale, vivono nelle 45 sezioni femminili attive in questo momento all’interno di carceri a prevalenza maschile. E’ quanto si legge nel diciannovesimo Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione.

IN CELLA 22 BAMBINI – Sono circa 4.000 i figli di donne detenute nelle carceri italiane e di questi, 22 alla fine di aprile vivevano in carcere con la propria madre.

FORMAZIONE PROFESSIONALE LATITANTE – Nonostante sia fondamentale in vista della ricostruzione di un percorso di vita dopo il rilascio, la formazione professionale è quasi assente nel panorama penitenziario italiano. E’ quanto si legge nel diciannovesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione. Alla fine del 2022 i detenuti coinvolti in corsi di formazione professionale erano solo il 4% dei presenti. In Abruzzo, Basilicata, Molise e Valle D’Aosta non è stato portato a termine alcun corso, mentre altre hanno registrato risultati molto bassi (4 corsi in Toscana, uno in Puglia).

ACCOLTE 4500 RICHIESTE RISARCIMENTO, PIU’ DELLA META’ – Nel 2022 sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 7.643 richieste di risarcimento ex art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario per aver subito un trattamento inumano o degradante durante la detenzione, tendenzialmente per assenza di spazio vitale. E’ quanto si legge nel diciannovesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione. Le richieste che sono state decise nel corso dello stesso anno sono state 7.859. Di queste, 4.514 (pari al 57,4%) sono state accolte. Gli accoglimenti erano stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020 e 4.212 nel 2021. L’Italia viene insomma sistematicamente condannata dai suoi stessi tribunali a causa delle proprie condizioni di detenzione. Sorprende la disomogeneità del tasso di accoglimento tra i diversi uffici. Se la media nazionale nel 2022 era superiore al 50%, guardando al dato per ufficio si va da situazioni come Bologna (27,2%), Catanzaro (27,3%) o Roma (26,2%) ad altre come Brescia (82,3%), Potenza (80,6%) o Trento (83,6%).L’ex art. 35-ter prevede una riduzione della pena di un giorno per ogni dieci giorni passati in condizioni inumani e degradanti o, per chi ha già ultimato di scontare la propria pena, il riconoscimento di 8 € per ogni giorno passato in tali condizioni.

PIU’ SOLDI AL DAP MENO PER SPESA MEDIA DETENUTI –  Le somme messe a disposizione del Ministero della Giustizia per il 2023 ammontano ad 10,9 miliardi, con un incremento rispetto allo scorso anno pari a quasi 870 milioni. Di tale investimento, la quota destinata al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria risulta pari a 3,3 miliardi, con un incremento rispetto allo scorso anno pari ad oltre 53 milioni (+1,6%). Nonostante ciò, la spesa giornaliera per ciascun detenuto è in diminuzione, visto l’incremento della popolazione reclusa.

PIU’ DI UN DETENUTO SU TRE IN CELLA PER DROGA – Nelle carceri italiane 20.753 persone devono scontare meno di tre anni, ossia più di uno su due dei condannati presenti. Il sistema delle misure alternative per loro non viene attivato. Se lo fosse avremmo risolto il problema del sovraffollamento. Circa 20mila i detenuti che tra le imputazioni hanno la violazione della legge sulle droghe, evidenzia l’associazione, secondo la quale, “un’altra politica sulle droghe impatterebbe sul sovraffollamento”.

Per quanto riguarda il residuo pena che scontavano le persone detenute al 31 dicembre 2022, i valori percentuali sostanzialmente non sono variati. Erano 7.259 le persone che scontavano in carcere un residuo pena inferiore all’anno, il 18% dei presenti, e 20.753 quelli che scontavano un residuo inferiore ai 3 anni, il 51,5% dei definitivi presenti. La maggior parte della popolazione detenuta si trova in carcere per delitti contro il patrimonio, con un totale di 32.050, subito seguiti da quelli contro la persona (24.402) e quelli in violazione della normativa sulle droghe (19.338). Al quarto posto le persone detenute per reati contro la pubblica amministrazione sono 9.302; al quinto per associazione di stampo mafioso, pari a 9.068.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.