La bufala dello sciopero della fame di Alfredo Cospito che si squaderna nei dettagli sulle scorpacciate di parmigiano reggiano che invece si sta facendo quell’improbabile paladino dei diritti dei detenuti al 41 bis: uh, che ridere! Lo vedete? Dice che da mesi sta mettendo a rischio la propria vita per denunciare l’inumanità di quel regime carcerario e poi, appena le cose si mettono brutte, ecco che si fa passare integratori, yogurt e formaggio. Un pagliaccio. E così l’attenzione non si concentra sull’ingiustizia del sistema incivilmente afflittivo messo in faccia a tutti dall’iniziativa di Cospito, ma sulle vigliacche intermittenze alimentari cui il digiunatore ricorre perché manco ha il coraggio di morire in fretta.

Sfugge a questi giudici delle imperfezioni non violente di Alfredo Cospito anche la sola ipotesi che rinunciare al cibo costituisca la rinuncia a una parte della propria esistenza fisica, e che riprendere ad assumerne il poco sufficiente a sopravvivere possa rappresentare la manifestazione di una speranza che le cose possano cambiare, o la soccombenza della volontà in un momento di disperazione: figurarsi, per quelle giurie editoriali si tratta solo dell’esperimento del mentitore che predica nobilmente e razzola da magliaro.

La sleale violenza con cui si fa la conta derisoria della calorie assunte dal detenuto è il degno corollario della noncuranza con cui è trattato l’argomento che la sua iniziativa, come mai nessun’altra prima da parte di chicchessia, ha avuto il merito di sbattere in faccia alle piazze della forca e ai sacerdoti dell’inquisizione antimafia: vale a dire la strepitosa incompatibilità costituzionale di questo sistema di segregazione e la vergognosa abusività del dispositivo posto ad attuarlo, con l’aguzzino di Stato che protegge la sicurezza nazionale vietando al detenuto di tenere in cella la fotografia dei genitori o proibendogli di ascoltare la musica neomelodica, indizio di perdurante e temibile affezione del soggetto al milieu della mala cantato sulle note di quelle pericolose canzuncelle.

In pratica doveva morire senza tante storie, con tanti bei disordini in giro e tanti editoriali impettiti a spiegare che lo Stato non subisce certi ricatti e che “il 41 bis non si tocca”, come identicamente si insegna a destra e a manca. Oppure ricominciare a mangiare qualcosa e prendersi la dovuta dose di sberleffi. Un bel Paese.