Alfredo Cospito resta al 41 bis perché resta considerato ancora pericoloso e perché non si è dissociato. È la motivazione del verdetto 13258 depositato dalla Prima sezione penale della Corte di Cassazione con cui è stato respinto il ricorso presentato agli Ermellini dai legali dell’anarchico detenuto al 41 bis e in sciopero della fame da oltre cinque mesi.

Il 24 febbraio scorso arrivò il ‘niet’ all’istanza presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, convalidando così l’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Roma il  primo dicembre scorso aveva respinto il ricorso della difesa contro il 41 bis applicato a Cospito, attualmente detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Il 41 bis resta confermato perché Cospito, scrivono i giudici di Cassazione nelle motivazioni, “non ha in alcun modo manifestato segni di dissociazione e, anzi, ha continuato con i suoi scritti fino ad epoca recente a propugnare il metodo di lotta armata“, esaltando un anarchismo “diverso da quello ‘classico’ e connotato da azioni che mettono in pericolo la vita degli uomini e donne del potere“.

Una motivazione quantomeno bizzarra: il 41 bis infatti non nasce per far dissociare i detenuti sottoposti al regime speciale.

Per la Cassazione Cospito, che ha alle spalle già una condanna a 20 anni di reclusione pronunciata in primo grado dalla Corte di Assise di Torino il 24 aprile 2019 per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l’aver sparato alle gambe il manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi a Genova, e in corso in Appello il processo per la bomba piazzata fuori la scuola carabinieri di Fossano, paga la sua attuale e “perdurante pericolosità”.

I giudici ritengono inoltre che Cospito, “se sottoposto a regime ordinario” può continuare ad essere “punto di riferimento e fonte di indicazione delle linee programmatiche criminose e degli obiettivi da colpire” da parte dei suoi “accoliti” della Fai, la Federazione anarchica informale.

Nei giorni scorsi, il 27 marzo, il Tribunale di Sorveglianza di Milano e quello di Sassari avevano respinto la richiesta di differimento pena di Cospito, che chiedeva di poter andare ai domiciliari casa di sua sorella.

Al momento i fari sono puntati sulla decisione che prenderà la Consulta il prossimo 18 aprile, quando verrà deciso se è legittima la norma che, per il reato di strage politica, impedisce certi sconti di pena in casi, come quello di Cospito, di recidiva aggravata.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia