Anche le alte temperature non sono uguali per tutti. ‘Caronte’ ha portato un caldo torrido dovunque. Nelle carceri italiane più che altrove: i penitenziari sono un vero e proprio inferno. Per questo la battitura portata avanti l’altro ieri dai detenuti del carcere di Poggioreale ha coinvolto anche i reclusi dei ‘Reparti associati’. Un evento non da poco e che ha destato preoccupazione. “Gli affiliati ai clan che sono in carcere non manifestano mai – ha spiegato a Il Riformista il Garante per i diritti dei detenuti della Città metropolitana di Napoli Pietro Ioia – Loro sanno di non poter ricevere alcun beneficio dalla legge. Ecco il motivo per il quale tale iniziativa è simbolicamente importante”.

A Poggioreale non c’è stata nessuna rivolta. La battitura è stato un grido di allarme e disperazione. “Non dimenticatevi di noi”, questo il messaggio urlato dai reclusi. Per questi ultimi l’estate non è il tanto atteso momento di evasione. L’estate equivale alla sofferenza, soprattutto in una struttura dove il sovraffollamento regna sovrano: sono 2.207 i detenuti di Poggioreale rispetto ad una capienza prevista per 1.571 persone (dati del Ministero della Giustizia aggiornati al 15 giugno 2022, ndr). “In una cella ci sono anche otto, dieci persone con un solo ventilatore a disposizione – ha affermato Ioia – Le stanze per i colloqui hanno al loro interno quelli a pala ma non tutti funzionano. Così anche i parenti dei detenuti sono costretti a patire il caldo”.

Proprio ieri mattina Ioia con il Garante regionale Samuele Ciambriello ha incontrato il Direttore del carcere Carlo Berdini. I garanti hanno portato alcuni ventilatori da mettere a disposizione dei detenuti. Molti di essi hanno chiesto la possibilità di poterli acquistare per poi utilizzarli in cella.  “Il direttore è stato molto disponibile – ha dichiarato Ioia – Il Dott. Berdini ha riconosciuto le dovute complicazioni che caratterizzano la struttura ed ha promesso che si attiverà per fare in modo che possano migliorare sia le condizioni dei detenuti che degli agenti della Polizia Penitenziaria”. Questi ultimi vivono la problematica contraria al sovraffollamento: l’organico degli agenti è ampiamente sotto dimensionato. Come raccontato nei giorni scorsi da Luigi Castaldo, Segretario regionale dell’Associazione Sindacale Polizia Penitenziaria (As.P.Pe) della Campania, nelle carceri servirebbero almeno 1000 unità in più. Solo a Poggioreale ci sono 195 agenti e 12 operatori in meno.

Ma a quanto pare nonostante l’impegno del Ministro della Giustizia Marta Cartabia, il tema carcere è passato in secondo piano nell’agenda di governo. “Mancano le attività rieducative, manca l’accesso continuo al lavoro – ha detto Ioia – I pochi agenti e operatori devono essere anche medici e psicologi, al fronte della presenza di tanti detenuti con patologie fisiche e psichiche”.  Per questo Ioia e Ciambriello vorrebbero organizzare un altro evento per dare seguito a quello che c’è stato proprio a Poggioreale lo scorso 25 giugno nell’ambito di “Napoli città della musica”. “E’ un modo per offrire ai detenuti un momento di svago – ha spiegato Ioia – Ci auguriamo che nel frattempo non accada nulla e che nessuno tra i detenuti e gli agenti perda la calma a causa di una situazione insostenibile e che potrebbe diventare esplosiva”.

A proposito, quel 25 giugno presenziò all’iniziativa il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Siete cittadini di Napoli come tutti gli altri. Ci prenderemo cura di voi. Conosciamo i problemi di questa struttura e come Comune faremo il possibile, per quanto ci compete, affinché si trovi una soluzione al sovraffollamento. Cercheremo di utilizzare i lavori di pubblica utilità come attività rieducative”. Da allora da Palazzo San Giacomo c’è stato solo silenzio. E’ vero che la bacchetta magica per risolvere i problemi non esiste e che nessuno è in grado di fare miracoli. Ma nel frattempo la disumanità in cella è più che viva. Anzi prolifera. C’è solo da augurarsi che quella del sindaco non sia stata la solita “passerella” istituzionale.

Andrea Aversa

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