Animali, non carne d'allevamento
Nove maialini uccisi dalla polizia nel rifugio ‘Cuori Liberi’: la peste non trasmissibile all’uomo e l’assurda esecuzione dell’ordinanza
Crosta, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino erano maiali da affezione, animali che vivevano confinati in un’oasi di pace. Cosa c’era di così urgente per anticipare di 15 giorni la decisione del Collegio chiamato a decidere?
Agenti di Polizia in tenuta anti sommossa. Pistole, caschi, manganelli e scudi. Arrivano in tanti, all’alba, sulle loro camionette e forzano il cancello di acciaio tagliandolo con un flessibile. Non è il cancello di casa di un boss mafioso, nemmeno quello di un killer seriale… ad attenderli ci sono giovani disarmati con l’unico scopo di difendere Crosta, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino. Dei delinquenti penserete voi ma no… si tratta di nove maialini salvati da allevamenti intensivi e mattatoi dai volontari del rifugio Cuori Liberi di Zinasco, in provincia di Pavia. Quello che per queste creature era un luogo sicuro, nel quale razzolare finalmente liberi e giocosi, si è trasformato in un inferno che ha portato in scena la brutalità di cui solo gli esseri umani sono capaci.
Gli agenti si sono fatti strada nonostante le barricate dei volontari, con la forza, le manganellate, gli spintoni, trascinando per i piedi chi si opponeva al loro ingresso. Le bestiole sono state uccise, e gettate in un camion come sacchi della spazzatura, tra le lacrime dei loro angeli custodi. La maxi retata è stata di una violenza sconcertante. Vederne i filmati è insopportabile, fa male al cuore, perché nulla può giustificare un accanimento tale su creature cosi pacifiche. Agli animali non è stato fatto alcun test medico, sono stati uccisi a causa dell’epidemia di peste suina diffusasi in quella zona, malattia che non è trasmissibile all’uomo. Erano maiali da affezione, amati da chi li aveva sottratti alla macellazione, non “carne” da allevamento. L’assurdità è che le Forze di Polizia hanno dato seguito all’ordinanza di abbattimento dell’Ats nonostante sulla questione il 5 ottobre si sarebbe dovuto pronunciare il Tar.
Cosa c’era di così urgente per anticipare di 15 giorni la decisione del Collegio chiamato a decidere? Lo ripetiamo: si trattava di animali che vivevano confinati in un’oasi di pace. Davvero le Forze dell’ordine non avrebbero avuto di meglio da fare che accanirsi sui volontari del rifugio? Quei maiali rappresentavano un pericolo più grande di tanti spacciatori, rapinatori, truffatori che si aggirano indisturbati per le nostre città? Il dispiegamento di uomini, tempo e risorse per togliere la vita a queste creature è stato surreale, per non dire ridicolo.
Aspettare la decisione del Tar non avrebbe cambiato nulla mentre agendo in questo modo si è creato un preoccupante precedente. Oggi a causa della peste suina è stato violato con la forza un rifugio di animali, domani con lo spettro di un’altra epidemia il passo successivo potrà essere la violazione del nostro domicilio e l’uccisione dei nostri cani e gatti.
Scene già viste in Cina, in un mondo lontano che non vorremmo mai diventasse il nostro mondo. “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” sosteneva Gandhi. È disumano infliggere violenza gratuita ai nostri amici a quattro zampe e non si può togliere loro la vita con leggerezza, derubricando il fatto perché tanto “si tratta di animali”. Lo sviluppo cerebrale di un maiale è quello di un bambino di 3 anni, alcuni ricercatori sostengono che sia più intelligente di un cane. Se ne avessero l’opportunità queste bestiole sceglierebbero di non mangiare e dormire tra i loro escrementi. Vorrebbero vivere libere piuttosto che stipati come oggetti nelle gabbie degli allevamenti intensivi, tra esemplari malati o, peggio, già morti. Dietro a una fetta di prosciutto c’è tanta, troppa, sofferenza. Gli animali, tutti, meritano rispetto.
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