L'ex ministra rischia otto anni
Nunzia De Girolamo è innocente, anzi no! Cambia il Pm e anche il reato, l’ex ministra rischia 8 anni

Cambia il pm e cambia anche il destino di Nunzia De Girolamo: prima archiviata ed ora a rischio condanna ad otto anni e tre mesi di carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla concussione e alla corruzione elettorale. Il tutto con il medesimo materiale probatorio. E cioè un file audio registrato di nascosto nell’estate del 2012 e poi pubblicato dal Fatto Quotidiano. La maxi richiesta di condanna è stata formulata questa settimana dal pm sannita Assunta Tillo. Un giovane magistrato che quando l’ex ministro delle Politiche agricole del governo Letta venne iscritta nel registro degli indagati della Procura di Benevento doveva ancora diventare magistrato.
Tutto inizia a dicembre del 2013 quando quattro imprenditori finiscono in carcere e due dirigenti della Asl di Benevento vengono colpiti da provvedimenti cautelari con l’accusa di truffa aggravata e continuata in concorso e peculato. Personaggio centrale dell’inchiesta è il direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia, licenziato l’anno prima. Pisapia produce agli inquirenti un audio, registrato di nascosto, dell’incontro, avvenuto a luglio del 2012 a casa del padre di De Girolamo a cui avevano partecipato alcuni collaboratori della parlamentare e manager pubblici.
Nella registrazione – poi pubblicata dal Fatto nel gennaio 2014 – emergono pressioni sul direttore generale dell’Asl di Benevento Michele Rossi perché disponga dei controlli al Fatebenefratelli, ospedale religioso convenzionato, e per la gestione, appaltata a una cugina di De Girolamo, di un bar all’interno dello stesso ospedale.
Il linguaggio utilizzato dalla ministra, particolarmente colorito, diventa subito virale. Per la guardia di finanza di Benevento, comunque, non ci sarebbero fattispecie “penalmente rilevanti”. Il pm Nicoletta Giammarino chiede allora l’archiviazione per la soddisfazione del ministro che dirama un comunicato in cui sottolinea la «totale estraneità ai fatti, chiarita dalla stessa magistratura inquirente che ha finalmente fatto luce sulle attività illecite presso la Asl di Benevento». Senza omettere una stoccata al Fatto: «Alcuni organi di informazione, anziché parlare dei reati, degli indagati e dell’eccellente lavoro fatto dagli stessi magistrati aiutati dal nuovo management voluto proprio per bonificare il malaffare, concentrano la loro attenzione su stralci di registrazioni abusive fatte dagli stessi incriminati, tese a ledere la mia immagine e onorabilità».
La polemica politica, però, non accenna a placarsi e il Pd decide dopo poco di “scaricare” il ministro. Il governo Letta è già traballante, terminerà infatti la sua esperienza qualche settimana più tardi, e non può permettersi tensioni. “Spontaneamente” De Girolamo si dimette da ministro, prima che approdi alla Camera la mozione di sfiducia presentata contro di lei dal Movimento 5 Stelle. A questo punto scatta il colpo di scena. Il gip Flavio Cusani respinge l’archiviazione e dispone l’imputazione coatta. De Girolamo sarebbe stata organizzatrice e promotrice di un “direttorio politico partitico” che avrebbe condizionato gli appalti e le nomine. Cusani usa a tal riguardo parole di fuoco, descrivendo le «modalità a dir poco deprimenti e indecorose di ogni aspetto della gestione della Asl». Il tutto, «in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale».
L’ex ministra chiede, senza successo, anche l’intervento del Csm e del ministro della Giustizia: la Procura che aveva chiesto l’archiviazione procede adesso a tappe forzate. Il processo si trascina per tre anni fino alla conclusione del dibattimento questa settimana con le richieste di condanna del pm per tutti gli imputati. Oltre a De Girolamo, l’ex direttore generale dell’Asl beneventana Rossi, i due collaboratori dell’ex ministro Giacomo Papa e Luigi Barone, l’ex direttore sanitario Gelsomino Ventucci, ed il manager Arnaldo Falato. Chiesta la condanna anche per Pisapia, l’autore dell’audio.
De Girolamo aveva provato, senza successo, a far distruggere questo audio invocando le guarentigie parlamentari.
Il gip aveva però deciso che non doveva essere distrutto, perché non rientrava «nelle comunicazioni per le quali è necessario chiedere l’autorizzazione alla Camera e non viola la privacy del parlamentare». Il prossimo 15 ottobre prenderanno la parola i difensori dell’ex parlamentare ed ora opinionista del programma Non è l’arena condotto da Massimo Giletti, gli avvocati Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza. Sentenza, presumibilmente, entro fine anno.
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