Il sovrappeso e l’obesità in età infantile e adolescenziale sono uno dei problemi più rilevanti e spesso sottaciuti della nostra società responsabili di un importante aumento dei costi economici che già gravano sulla spesa sanitaria. Di qui la necessità assoluta della prevenzione come vera e propria arma terapeutica. L’obesità infantile sottopone i bambini obesi ad un maggior rischio di intolleranza al glucosio, insulino resistenza, diabete II, steatosi epatica non alcolica, dislipidemia e ipertensione, ad alterazioni dello sviluppo puberale nelle adolescenti a ritardo o anticipo del menarca e alla sindrome dell’ovaio policistico legata all’eccesso di insulina.

Le statistiche sulla incidenza dell’obesità infantile sono allarmanti. È stato stimato che circa l’80% dei bambini obesi gravi all’età di 2 anni sarà obeso durante l’età adulta, il 29% dei bambini tra 7 e 9 anni risulta essere in sovrappeso (inclusa l’obesità). L’Italia si posiziona al quarto posto per prevalenza di sovrappeso e obesità infantile con tassi appena al di sotto del 40% e se consideriamo la prevalenza della sola obesità ci collochiamo al secondo posto. L’obesità è una patologia multifattoriale dove probabilmente una predisposizione genetica è favorita nella sua espressione patologica da un ambiente “Obesogeno” che comprende sì cattive abitudini alimentari, introduzione di alimenti ipercalorici e poveri di micronutrienti, ma soprattutto la sedentarietà che purtroppo negli ultimi 2-3 anni di pandemia ha costretto i nostri ragazzi in casa, in DAD con conseguenze sia fisiche, quali la diminuzione delle masse muscolari e l’aumento della massa grassa, che psichiche come le alterazioni del tono dell’umore e dei disturbi alimentari.

Oggi il 67% dei bambini italiani tra 6 e 9 anni va a scuola in macchina, contro una media europea che si attesta attorno al 50%. Inoltre i nostri bambini trascorrono almeno una media di 2 ore al giorno, secondo percentuali sottostimate, davanti alla TV, cellulari e tablet: cattive abitudini che aumentano nel fine settimana quando il 76% dei bambini rimane incollato davanti a schermi elettronici, con probabili conseguenze a livello psiconeuroendocrino sulle sensazioni di fame e sazietà e sul tono dell’umore invece di muoversi, correre, giocare, sviluppare quella socialità che è parte essenziale della crescita personale.

Ecco che ci dovrebbe essere una maggiore sensibilizzazione al controllo del peso prima del concepimento e durante la gravidanza che dovrebbe essere contrassegnata da uno stile di vita attivo, con incentivazione di allattamento al seno che è fondamentale per un normale sviluppo del microbiota intestinale. Inoltre, durante lo svezzamento bisognerebbe evitare un eccessivo uso di proteine e durante i primi anni di vita – ma anche in seguito – evitare bevande zuccherate e i prodotti cosiddetti sugar-free ricchi di dolcificanti artificiali dannosi per la nostra salute e banditi recentemente dall’OMS. I bambini, sin dai primi anni di vita, dovrebbero essere lasciati liberi di muoversi, di giocare di socializzare. È triste vedere a volte in un ristorante delle madri dare il proprio cellulare o un tablet ai propri bambini in modo che essi non disturbino la conversazione con i commensali.

La famiglia quindi gioca un ruolo fondamentale anche punto di vista dell’educazione alimentare: l’orario e la tipologia dei pasti sono elementi importanti ma purtroppo influenzati da stili di vita che portano spesso le famiglie a ritrovarsi insieme solo per la cena, spesso con poco tempo a disposizione per preparare le pietanze ed ecco uno stile alimentare povero di frutta e verdura, di carboidrati complessi, di legumi, di fibre, di proteine ad alto valore biologico come le uova e il pesce, a favore di cibi ipercalorici ultra processati facili da cucinare perché acquistati già pronti o che richiedono poco tempo di preparazione.

La scuola poi dovrebbe rappresentare un punto focale nella prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantile e potrebbe essere il vero luogo dove promuovere uno stile di vita sano. Purtroppo però anche in questo caso i piani nutrizionali che spesso vediamo nei nostri ambulatori sono ricchi di carboidrati raffinati e grassi e non tengono conto del fatto che l’attività fisica proposta a scuola è la stessa di molti anni fa e che ad essa, a differenza degli altri paesi europei, non viene conferita l’importanza che ha sia dal punto di vista della crescita fisica ma anche psichica. Certo alcune iniziative come la riduzione o eliminazione delle bevande zuccherate e delle merendine nei distributori automatici, l’educazione alimentare e la maggiore conoscenza degli alimenti e del loro impatto sul nostro stato di salute hanno riportato un miglioramento sia degli indici antropometrici che del comportamento generale, ma ciò su cui si dovrebbe insistere sempre di più è l’attività fisica. Il nostro corpo è nato per muoversi, non per stare fermo per ore e ore. Promuovendo sempre di più il movimento potremo contrastare l’eccesso di peso dei nostri ragazzi e migliorare la loro salute.