Tanto tuonò che piovve. Avevamo paventato un successo di Vox in Spagna che non c’è stato ed una tenuta del PiS in Polonia dove invece ha vinto l’opposizione europeista: dopo la Slovacchia, in cui hanno vinto i rossobruni euroscettici e filo-Orbàn, ce l’ha fatta alla fine un partito affiliato ad Identità e Democrazia, il gruppo della destra estrema di Bruxelles cui aderisce la Lega di Salvini, il partito di Marine Lepen e l’AfD tedesca, ad arrivare primo in questa tornata autunnale di elezioni nazionali prima di quelle europee di giugno.

La vittoria del PVV

A vincere con il 23,7% dei voti e 37 dei 150 seggi è stato il PVV, il partito per la Libertà guidato da Geert Wilders, un personaggio assai controverso della politica olandese, che si dichiara al contempo antifascista, filosemita, antislamista, anticomunista ed antitotalitario. Ovviamente euroscettico, ha caratterizzato gran parte della sua campagna sull’immigrazione, con toni decisamente forti: contrario all’islamizzazione, ha cercato in passato di bandire il Corano dai Paesi Bassi giudicandolo in conflitto con le leggi del paese e paragonandolo al Mein Kampf di Hitler.

Basta scorrere il programma elettorale del PVV per leggere tra le proposte lo stop ad ogni forma di asilo ed alle normative UE in materia, il ripristino dei controlli alle frontiere, il divieto di fornire alloggio, bagno e pane (sì, anche il pane…) agli immigrati clandestini ed infine, last but not least, testualmente questa frase: “I Paesi Bassi non sono un Paese islamico: niente scuole islamiche, corani e moschee”. Secondo partito, un po’ inaspettatamente, l’alleanza tra verdi e laburisti guidata da Frans Timmermans, l’ex commissario all’ambiente che si è ributtato nell’agone politico del suo Paese ed ha ottenuto un buon risultato. Terzo invece con un netto calo rispetto alle scorse elezioni il VVD, il partito liberale dell’ex premier Mark Rutte ora guidato da una dinamica donna, Dilan Yeşilgöz-Zegerius, di origini turche. Quarto infine il Nuovo Contratto Sociale, un partito cristiano-democratico fondato da pochi mesi e guidato da Pieter Omtzigt.

Lo scenario

La formazione del nuovo governo è molto nelle mani di quest’ultimo e della leader del VVD: sono principalmente loro infatti ad avere l’onore e l’onere di decidere se svoltare a destra, alleandosi con il PVV ed altri partiti minori, o a sinistra, stringendo un patto di governo con l’alleanza guidata da Timmermans e con i liberali progressisti di D66, arrivati quinti. Entrambe le opzioni sono sul tavolo: da un lato infatti non sarà semplice – come dicono in molti – escludere dal governo il partito arrivato primo, dall’altro la leader liberale aveva negli ultimi giorni di campagna elettorale escluso del tutto la possibilità per il suo partito di partecipare ad un governo guidato da Wilders. E non sono neppure da sottovalutare i possibili problemi che il VVD potrebbe avere a Bruxelles, dove ad esempio i liberali svedesi che partecipano al governo con la destra sono attualmente sospesi dal gruppo di Renew Europe.

La foto e il sovranista

Tra i primi in Europa a congratularsi con Wilders il premier ungherese Viktor Orbàn e l’immancabile Matteo Salvini. “Se uno che sventolava un cartello con scritto ‘Nemmeno un centesimo all’Italia’, non certo un amico del nostro Paese insomma, arriva primo alle elezioni in Olanda e qualcuno esulta, quel qualcuno è sicuramente un sovranista, e in particolar modo quel sovranista ha un nome e un cognome: Matteo Salvini”, ha dichiarato caustico su X-Twitter l’europarlamentare Nicola Danti, commentando la foto di questo articolo.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva