Il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, ieri mattina si è ritrovato sulle prime pagine di tutti i siti di informazione immaginando che di lui si scriverà da oggi anche sui quotidiani in edicola. Ha saputo dell’indagine dalla stampa, e precisa subito di avere «piena fiducia nella magistratura» e di essere «pronto a chiarire la mia estraneità ai fatti». Il suo nome è associato all’inchiesta con cui Nas e Procura di Napoli Nord hanno puntato i riflettori sulla sanità casertana ipotizzando, a diverso titolo, episodi di assenteismo e corruzione, nonché la presunta spartizione dei fondi finalizzati alla cura di pazienti delle cosiddette “fasce deboli”.

L’indagine ha portato ieri a dodici arresti, sei misure interdittive e sequestri per un milione e mezzo di euro. Oliviero, per il quale non c’è stata alcuna misura cautelare, figura per un’ipotesi di traffico di influenze illecite: è sospettato di aver assecondato le richieste di Luigi Carizzone, sotto accusa anche per altri episodi, affinché questi ottenesse la proroga della nomina a direttore del Dipartimento di salute mentale di Caserta e affinché all’avvocato Victor Gatto fossero affidati incarichi legali, «ottenendo indebitamente – si legge nel capo di imputazione -, come prezzo della propria mediazione illecita, un pranzo organizzato e pagato da Carizzone». Sì, proprio così, un pranzo.

Pure a voler considerare che si svolse in un rinomato ristorante a Lusciano, nel Casertano, è parsa poca cosa persino al gip. «Si suppone che Gennaro Oliviero abbia possibilità economiche tali da non doversi “vendere” per un pranzo per quanto caro esso possa essere costato», scrive il giudice Iagulli del Tribunale di Napoli Nord sostenendo la «totale assenza dei gravi indizi di colpevolezza» in relazione al traffico di influenze illecite. Il gip boccia la ricostruzione investigativa sia su un piano procedurale sia nel merito. Quanto al primo aspetto, spiega che l’accusa si fonda su intercettazioni inutilizzabili perché a strascico, in quanto disposte nel più ampio ambito delle indagini e quindi per altri reati.

Il sospetto sul traffico di influenze, infatti, era casualmente emerso da alcune telefonate di Luigi Carizzone, mentre un’ambientale riprese gli ospiti del pranzo a Lusciano avvenuto il 30 ottobre 2018, cinque giorni dopo la proroga dell’incarico di direttore concessa a Carizzone, ma, come osserva il gip facendo riferimento alla sentenza Cavallo delle Sezioni Unite della Cassazione, «non vi sono i presupposti normativi» per usare quelle intercettazioni dal momento che il reato di traffico di influenze illecite non rientra tra quelli per i quali il codice di procedura penale avrebbe consentito le intercettazioni, è un reato dei privati contro la pubblica amministrazione ed è punito con una pena inferiore ai cinque anni di reclusione senza l’arresto obbligatorio in flagranza.

Quanto al merito, partendo da considerazioni sul ruolo politico di Oliviero basato sul consenso dell’elettorale e su una pratica diffusa per cui «non sono rari i casi in cui ci si rivolga al politico di turno per ottenere raccomandazioni o fare pressioni su organi amministrativi per ottenere un qualunque vantaggio», il gip evidenzia che in generale «il politico non cura l’interesse del proprio elettore per soldi o per l’ottenimento di altre utilità ma piuttosto per ottenere credito presso il proprio elettorato e continuare quindi a essere eletto».

Quindi, «Carizzone – ricostruisce il giudice esaminando i risultati delle indagini preliminari- ha effettivamente invitato a pranzo Oliviero. Lo ha fatto per un proprio tornaconto… per ottenere l’interessamento del politico in questione, per ottenerne la simpatia, forse l’amicizia, forse ancora per contraccambiare la cortesia ma non è dimostrato né dimostrabile che si sia trattato del “prezzo” dell’interessamento di Oliviero».

Avatar photo

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).