Chi pagherà per la morte di Willy Monteiro Duarte? Se per l’omicidio del 21enne pestato a morte il 6 settembre del 2020 a Colleferro la sentenza pronunciata il 4 luglio scorso dal presidente della Corte d’Assise di Frosinone Francesco Mancini ha condannato all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, con 23 e 21 anni di reclusione invece per i loro complici Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, sul piano puramente economico l’interrogativo resta.

I giudici avevano infatti disposto una provvisionale di 200mila euro ciascuno per i genitori di Willy, e di 150mila per la sorella. Il problema è che i fratelli Bianchi sono ufficialmente nullatenenti, nonostante lo stile di vita sbandierato sui social, mentre i loro genitori percepivano il reddito di cittadinanza, sussidio che gli era stato cancellato a seguito di accertamenti fiscali avvenuti durante l’inchiesta sui due figli. Situazione identica anche per gli altri due imputati poi condannati, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

Nessuno ha conti correnti capienti o proprietà, dunque potrebbero cavarsela senza provvedere ai risarcimenti. “Quando c’è un incidente stradale ci sono le assicurazioni che coprono, ma in questo caso è diverso e non abbiamo mai pensato di poter recuperare denaro da quelli“, conferma a Repubblica l’avvocato Domenico Marzi, legale di parte civile. Una causa? “Non risultano avere nulla“, precisa il legale dei familiari di Willy, “e sarebbe difficile capire contro chi farla“.

Chi potrebbe risarcire dunque la famiglia di Willy? Ad oggi l’ipotesi è di una richiesta dei legali allo Stato italiano o forse alla Corte di Giustizia Europea, dove potrebbero accusare l’Italia di non aver protetto Willy, ma in ogni caso le mosse da intraprendere verranno valutate nelle prossime settimane. “Valuteremo e vedremo bene cosa fare”, spiega Marzi.

Sempre gli avvocati che hanno rappresentato durante il processo la famiglia Monteiro Duarte fanno sapere tutti gli imputati, a due anni dai tragici fatti di Colleferro, non hanno mai proposto neanche un risarcimento simbolico. “Ci sono state delle lettere, dei tentativi che definisco inopportuni, per stabilire un contatto e niente più“, sottolinea l’avvocato Marzi.

Redazione

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