Willy non l’ho toccato neanche con un dito”. Giovedì 26 maggio, in Corte d’Assise a Frosinone, Gabriele Bianchi– imputato insieme al fratello Marco, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020- ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee prima che il suo avvocato, Massimiliano Pica, cominciasse l’arringa difensiva. E ha esordito proclamando la sua innocenza.

“Tutte falsità”

Non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa – ha proseguito Gabriele Bianchi in aula.- Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia. Mi auguro che dopo la sentenza la famiglia possa trovare la pace e la serenità. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto.” Per il 28enne molte delle accuse che sono state a lui rivolte sono solo “falsità”. Il giovane di Artena ha poi sostenuto di non aver “perso la speranza” e che crede ancora nella giustizia, auspicando “di poter tornare a casa da mia moglie e crescere mio figlio”. Un’innocenza di cui è convinta anche Silvia Ladaga, la compagna di Gabriele Bianchi, come dichiarato alcuni giorni fa a Repubblica: “Gabriele mi ha detto che non ha colpito lui Willy Monteiro e io a quello che mi ha detto ci credo”. 

Per lui e il fratello Marco Bianchi la procura di Velletri ha chiesto la condanna all’ergastolo; mentre per Mario Pincarelli e Marco Belleggia, accusati di concorso nell’omicidio, sono stati invece chiesti 24 anni di reclusione. La sentenza sull’omicidio del 21enne, prevista per oggi, è slittata il 14 luglio prossimo: lo ha annunciato il presidente della corte d’assise di Frosinone dando poi la parola ai difensori dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi. 

La difesa: “Nessuno ha visto con chiarezza il pestaggio”

Nessuno dei 25 testimoni oculari poteva vedere con chiarezza quanto successo la notte del pestaggio di Willy Monteiro Duarte.” E’ questa la tesi difensiva illustrata dall’avvocato Pica in un’aula gremita, dove erano presenti anche i genitori, i parenti e gli amici di Willy. L’avvocato ha poi spiegato che “al momento del pestaggio, era buio e nessuno era in grado di vedere con chiarezza quello che stava succedendo a causa della troppa gente presente“.

Pica, nel corso della sua arringa, ha inoltre mostrato una ricostruzione del luogo dell’aggressione con foto e diapositive. Una versione a cui hanno assistito anche i fratelli Bianchi dalle celle a loro riservate. Gabriele Bianchi non ha colpito Willy. Marco, invece, lo ha fatto ma in un modo non decisivo per il suo stato di salute” ha sottolineato il legale, prospettando l’assoluzione per entrambi. “Non ci sono prove” ha aggiunto. In subordine l’avvocato Pica ha chiesto che il reato di omicidio volontario sia derubricato in preterintenzionale con l’esclusione delle aggravanti.

Per i pm Francesco Brando e Giovanni Taglialatela invece non ci sono dubbi sul fatto che il pestaggio che ha ucciso Willy quella maledetta notte a Colleferro sia partito proprio dai due fratelli di Artena. Lo scorso 12 maggio hanno infatti spiegato in aula che “l’azione nasce da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con Belleggia e Pincarelli e diventa unitaria“: colpi tecnici dati per fare male, assestati con violenza per causare gravi conseguenze al ragazzo,  “utilizzato come un sacco di pugilato“. “Un’aggressione becera, selvaggia”, hanno evidenziato i magistrati, che lo ha ucciso in appena 50 secondi “di sofferenza incredibile”.

“Mio figlio non si è ucciso da solo”

Io so solo che ho perso mio figlio e di sicuro non si è ucciso da solo”. Lucia Monteiro Duarte, la madre di Willy, lasciando il tribunale di Frosinone al termine dell’udienza, ha ribadito: “Qualcuno è stato. Per il resto non c’è niente da commentare“.

Con lei, alcuni parenti e un gruppo di mamme di Paliano, dove la vittima viveva con la famiglia, tutte con magliette bianche e la scritta “Ciao Willy”.