Quali sono i primi messaggi che provengono dal nuovo Pontefice? Per chi, come il sottoscritto, si è sempre occupato di impresa, le risonanze dentro al nome scelto dal nuovo Papa – Leone XIV – sono ben chiare. Già dalle prime parole, il successore di Pietro sembra voler scommettere sul rilancio della dottrina sociale della Chiesa, ossia su quella che è la sistematizzazione del pensiero cattolico quanto alle questioni sociali ed economiche. Basti pensare che la dottrina sociale arriva alla modernità con la Rerum Novarum di Papa Leone XIII.

La scelta

Proseguire in questo solco significherebbe prendere il testimone dalla Laudato Si’. Se il Papa conferma questa intenzione, vuol dire che quella Chiesa missionaria, che ha richiamato affacciandosi su piazza San Pietro, deve riguardare anche il mondo dell’impresa, delle relazioni industriali, delle parti sociali, del terzo settore e la presenza attiva di questi attori nella società. Vuol dire che, come imprenditori, siamo protagonisti di un’operazione di “missione”. Può trattarsi di un mandato religioso, per chi crede e lo interpreta in tal modo, ma si tratta anche di una scelta laica. Oggi l’impresa è chiamata dal paradigma ESG, promosso in sede europea, a non occuparsi più solo di generazione del profitto, ma a divenire un attore sociale.

All’impresa è chiesto di essere erogatrice di servizi di welfare, promotrice della parità tra i generi, attivatrice di percorsi di sostegno alla famiglia e di politiche di difesa e salvaguardia dell’ambiente e del Creato. Ben più che uno strumento per distribuire utili agli azionisti. E va considerato che prima ancora delle regole europee – troppo spesso orientate a criteri meramente burocratici – sono le aspettative sociali intorno a noi a chiederci questo.

A quale modello di sviluppo rimanda tutto ciò? A un modello sussidiario, in cui gli attori della società civile sono prossimi alle istituzioni. A un modello responsabile, in cui chi ha risorse economiche si interessa del contesto sociale. A un modello sostenibile, che preferisce il lungo termine al breve e la collaborazione al conflitto. Insomma, al centro c’è quell’economia civile che traduce nel nostro tempo i princìpi della dottrina sociale della Chiesa. Gli imprenditori che accetteranno di farsi “missionari” di questo nuovo modello economico – sono certo – troveranno una guida in Papa Leone XIV. Ho avuto l’occasione di partecipare al Giubileo dei Lavoratori, nell’occasione dedicata a UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) e celebrata in San Pietro, alla vigilia del Conclave. A officiare il rito, Mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI, le cui parole hanno preparato la strada: “La Fede e l’azione imprenditoriale sono indissolubilmente legate nella costruzione di un futuro più giusto e sostenibile”. Rimarcando l’esortazione a farsi interpreti di “un’impresa che, attraverso il lavoro, contribuisca alla dignità delle persone”.

Le derive autocratiche

Savino non ha risparmiato temi scomodi: la sicurezza sul lavoro, i salari inadeguati al costo della vita e la necessità inderogabile di legalità. Un’economia che ignora questi princìpi mina le fondamenta stesse della democrazia, aprendo la strada a derive autocratiche. Appare chiaramente la forza laica e civile del messaggio in tutta la sua forza. Come imprenditori, credenti e non, dovremo essere pronti a rispondere scommettendo su una nuova economia, volta alla generazione di bene comune con al centro l’impresa, laboratorio di sperimentazione e di innovazione sociale.

Fabio Storchi

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