Tutto rinviato al 6 aprile. Si è conclusa così l’udienza, durata meno di un quarto d’ora, del processo nei confronti di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna imputato con l’accusa di aver diffuso false notizie.

L’udienza a porte chiuse tenutasi nel Palazzo di Giustizia di Mansura a poco meno di due mesi dalla scarcerazione di Patrick non ha visto novità sostanziali. “Nulla, praticamente nulla”, ha risposto lo studente dell’università di Bologna, in abito e cravatta blu, ai giornalisti che gli hanno chiesto cosa fosse successo durante l’udienza.

Zaki ha detto di essere stato tenuto “circa mezz’ora” nella “gabbia degli imputati” prima dell’udienza a porte chiuse, ma “l’importante è restare libero”, visto che nell’attesa non dovrà tornare in carcere. Inutile invece il tentativo di una delegazione di diplomatici stranieri, tra cui due italiani, di assistere in aula allo svolgimento dell’udienza.

La speranza, ha spiegato il ricercatore egiziano, è che “qualcosa di buono accada il 6 aprile, dato che voglio essere di nuovo a Bologna il prima possibile”. “Penso che stiano provando a prender tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà”, ha aggiunto riferendosi al giudice monocratico e altri responsabili egiziani.

Poco prima dell’udienza Patrick aveva parlato con Repubblica dei suoi piani per il futuro, auspicando di tornare quanto prima a Bologna “e rimanere lì per un periodo lungo. Spero di essere con i miei colleghi per l’inizio del prossimo semestre, che è fra pochi giorni. Cosa succederà dopo non lo so: so che continuerò a lavorare sui diritti umani”. Ma Patrick ha sottolineato anche di non voler lasciare l’Egitto per sempre: “Il mio lavoro riguarda l’Egitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà, ma la mia famiglia resterà qui: verrà a trovarmi, certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono”.

Le accuse

Patrick Zaki è stato fermato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio del 2020. Cinque le accuse nei suoi confronti, colpevole in realtà di aver collaborato con l’ong Eipr, presa di mira dal governo del generale al-Sisi: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo.

Dopo una lunghissima detenzione preventiva, nel settembre scorso Zaki è stato rinviato a giudizio per la sola accusa di diffusione di notizie false per un articolo sulla situazione della minoranza copta in Egitto. Qualora venisse quindi assolto dall’accusa di notizie false, Zaki tornerebbe libero.

Redazione

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