È passato un mese dal 7 ottobre, dal devastante attacco terroristico di Hamas che ha ucciso più di 1200 israeliani, soprattutto civili. L’attenzione del dibattito pubblico, specialmente a sinistra, si è spostata sulle proporzioni della reazione di Israele. Giuseppe Conte da subito esprime le sue riserve e cavalca il sentimento pacifista, sfociando nell’equidistanza tra lo Stato Ebraico e gli islamisti. È in quei giorni che Schlein decide di aggiungere un altro tema alla sua manifestazione: la Pace. La postilla lì per lì manda in confusione l’ala più atlantista del Pd. Eppure i dirigenti più vicini all’Occidente se la fanno andare bene. Con il passare del tempo e la sempre maggiore ruvidezza delle posizioni di Conte, la segretaria decide di andare oltre.

“Il pacifismo non può essere lasciato solo ai Cinque Stelle”, argomentano ai piani alti del Nazareno. Ed ecco che, soltanto pochi giorni fa, arriva l’ordine di scuderia. “Dobbiamo essere noi a parlare di Pace”, è il messaggio che arriva. Dritto dai vertici del Partito a tutti i capicorrente, fino al più oscuro dei parlamentari. Nel frattempo il sostegno a Israele sfuma. Una dimostrazione di questa competizione a tema pacifismo è il fatto che Schlein si è presentata solo all’ultimo minuto alla manifestazione di martedì contro l’antisemitismo, organizzata dalle comunità ebraiche italiane. Conte decide di fare capolino nella piazza romana contro gli antisemiti, defilato. La segretaria del Pd fa la stessa cosa. Marca a uomo l’avvocato di Volturara Appula. La paura è sempre la stessa, ovvero che il M5s arrivi pericolosamente vicino ai dem alle elezioni europee dell’anno prossimo. Proprio per questo motivo la nuova linea arcobaleno del Pd non ammette defezioni. Un’altra immagine plastica del nuovo corso, tiepido nei confronti di Israele e Ucraina, ce la offre il convegno organizzato a Milano da Gianni Cuperlo il 2 dicembre scorso.

L’evento è intitolato, significativamente, “La parola Pace – L’utopia che deve farsi realtà”. Il momento per rispolverare un pacifismo cerchiobottista sembra quello ideale. Non c’è solo Israele, ricoperto di accuse per la sua reazione da gran parte dell’opinione pubblica occidentale. C’è soprattutto la guerra in Ucraina. Con le difficoltà di Kiev nella controffensiva, la lenta avanzata dei russi e i segnali di stanchezza dell’Occidente nel proseguimento del sostegno incondizionato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’aria è cambiata anche dentro il Pd. E chi, fino a qualche mese fa, si trovava costretto a pattinare, non rivendicando appieno il suo spirito tendenzialmente antioccidentale, ora può uscire allo scoperto.

È il caso di Giuseppe Provenzano, detto Peppe, ex vicesegretario e responsabile Esteri del Partito Democratico. Sentitelo a Milano, al convegno di Cuperlo: “Io sono stato favorevole all’invio di armi a Kiev, ma dobbiamo dire la verità. C’è stata una freddezza, anche da parte nostra, nei confronti della parola ‘pace’”. Provenzano insiste e fa mea culpa: “C’è stata una criminalizzazione di molti pacifisti autentici, che meritavano dialogo e non accuse di putinismo”. Tre giorni dopo il deputato Marco Furfaro, vicinissimo a Schlein, dava sfogo a tutto il suo pacifismo in un tweet. Questo: “Non sarà sterminando la popolazione palestinese che si fermerà Hamas. I terroristi crescono e prosperano nell’odio. Far pagare a bambini e civili le colpe dei terroristi e considerarli ‘effetti collaterali’ creerà altre e nuove Hamas. Cessate il fuoco, liberate gli ostaggi e mettete in salvo i civili”. Ma l’ordine di scuderia di Schlein viene seguito anche dai riformisti del Pd. Lorenzo Guerini, colui che doveva essere il campione dell’atlantismo dem, ex ministro della Difesa, big di Base Riformista, a Milano fa un passo indietro. “Da mesi assegniamo patenti che non dovremmo assegnare, creando un dibattito non serio”, esordisce Guerini. Che prosegue: “Le mie posizioni sono note ma non mi sognerei mai di dire a persone come Andrea Riccardi e Mario Giro che possono essere arruolate tra gli amici di Putin”.

Non a caso il presidente del Copasir nomina i due esponenti cattolici della Comunità di Sant’Egidio. La svolta di Schlein, infatti, si inserisce in un clima di reciproca diffidenza tra il pacifismo cattolico e il Pd. Un mondo che si stava avvicinando sempre più al “cattolico” Conte. Anche qui, con il rischio di togliere consensi ai dem. Perciò Schlein corteggia i cattolici con il ramoscello d’Ulivo della Pace: “Senza i cattolici democratici non esisterebbe il Pd”, ha detto la segretaria sempre il 2 dicembre all’assemblea dei Popolari, davanti agli scettici Pierluigi Castagnetti e Graziano Delrio. Sul fronte pacifista di sinistra, invece, Schlein si sta attrezzando, provando a candidare alle europee personaggi come Cecilia Strada, Patrick Zaki e Roberto Saviano. Tanti sforzi, tutti profusi con l’obiettivo di staccare Conte e il M5s nel voto per il rinnovo dell’Europarlamento di Bruxelles. La segretaria sa bene che un Movimento troppo vicino al Pd potrebbe compromettere il futuro della sua leadership. E parte della battaglia per le elezioni europee si giocherà sul tema della pace. Oltre al M5s, infatti, premono sullo stop alle armi la lista pacifista di Michele Santoro e i rossoverdi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Da qui il cambio di passo e l’ordine di scuderia ai riformisti.