Gli ayatollah e il messaggio all'Occidente
Perché Cecilia Sala è stata arrestata: così l’Iran sfida la libertà (e la verità)
L’inviata italiana è stata fermata dalle autorità di Teheran il 19 dicembre. Giallo sulle accuse mosse a suo carico. Ieri l’incontro con l’ambasciatrice Amadei. Governo al lavoro per riportarla a casa: «Seguiamo ogni strada»
Era partita da Roma il 12 dicembre e dopo appena una settimana le autorità di Teheran l’hanno fermata. La reporter Cecilia Sala era arrivata in Iran con regolare visto giornalistico, per lavorare a delle nuove puntate (sulla condizione delle donne e sul crollo dell’Asse delle Resistenza) del suo podcast Stories sulla piattaforma Chora Media, ma la sua nuova missione di lavoro si è presto trasformata in un incubo: ora è detenuta in una cella di isolamento nel carcere di Evin. Delle accuse a suo carico, però, non c’è ancora traccia. Intanto lei afferma di stare bene e di non essere ferita. La domanda sorge spontanea: sono sue dichiarazioni vere o è stata costretta a leggere un testo scritto? Inizialmente le è stato impedito di comunicare; poi le hanno permesso di fare due telefonate: una alla famiglia e una al suo compagno Daniele Raineri (giornalista del Post).
Un colpo alla libertà: l’Iran sfida l’Occidente
In passato ha pubblicato diversi reportage e ha seguito sul campo la crisi in Venezuela, le proteste in Cile, la caduta di Kabul nelle mani dei talebani e la guerra in Ucraina. Si è sempre distinta per professionalità e passione. L’Occidente non può tollerare che la sua voce libera sia stata silenziata. Non può accettare che venga sfidata la libertà, il valore intoccabile della nostra società. La Federazione nazionale della stampa italiana «sta attivando tutti i propri contatti per conoscere le condizioni e la situazione» di Sala; il sindacato chiede che «la collega sia rimessa immediatamente in libertà».
La notizia dell’arresto era stata mantenuta riservata per non compromettere le trattative tra i due paesi. Il governo italiano si è mosso fin da subito, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal vice Antonio Tajani; l’ambasciata ha attivato le procedure del caso con le autorità iraniane per consegnare a Sala generi di conforto e prodotti per l’igiene personale. Ieri l’ambasciatrice italiana, Paola Amadei, ha incontrato la giornalista in prigione per verificare le sue condizioni di salute e di detenzione. Tra le due c’è stato un abbraccio.
Governo al lavoro per liberare Sala
Fin dal primo giorno l’esecutivo si è mosso per far tornare Sala in libertà. Il ministero degli Esteri e il consolato stanno lavorando in sintonia con Palazzo Chigi. Il caso è simile a quello della scrittrice Alessia Piperno, che nel 2022 fu rinchiusa per 45 giorni proprio nel famigerato carcere di Evin. Per Tajani, titolare della Farnesina, è presto per dirlo: «Non abbiamo notizie ulteriori. Non possiamo dire altro, ma stiamo lavorando in maniera molto intensa».
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, assicura che «ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro». Ma al tempo stesso fa notare che né il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale né la forza dello sdegno popolare bastano per far sì che i dialoghi con l’Iran si concludano in maniera positiva: un’azione politica e diplomatica «di alto livello» è l’unica soluzione possibile. «L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada», garantisce Crosetto.
La seduta al Senato, solidarietà trasversale
Reazione unanime della politica, che mette da parte le divergenze e si unisce nella solidarietà. Ieri la seduta del Senato per l’esame della manovra si è aperta con gli interventi di tutti i gruppi parlamentari sulla notizia dell’arresto di Sala, con le forze politiche che hanno ribadito vicinanza e sostegno all’impegno del governo. Il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, esprime «affettuosa vicinanza» alla famiglia della giornalista. Lo stesso fa Lorenzo Fontana, presidente della Camera, confidando nell’azione del governo e del corpo diplomatico italiano: «L’auspicio è che possa essere liberata quanto prima». Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e Difesa, chiede di evitare «le polemiche politiche e il clamore sui giornali che possono rallentare il lavorio diplomatico».
Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, chiede all’esecutivo «di mettere in campo ogni iniziativa utile a far luce su questa vicenda, chiarezza sui motivi di questo trattenimento». Anche Laura Boldrini, deputata del Pd, si dice preoccupata: «Una detenzione di cui non si conoscono ancora le ragioni che vanno chiarite quanto prima. Auspichiamo che venga liberata prima possibile e possa tornare presto in Italia». Carlo Calenda, leader di Azione, avverte: in questo momento qualunque iniziativa va soppesata in modo che «non sia di intralcio a una pronta liberazione». L’appello arriva pure da Matteo Renzi di Italia Viva: «Massimo sostegno agli sforzi diplomatici del governo. E un abbraccio grandissimo alla famiglia di Cecilia e ai suoi colleghi giornalisti». +Europa si appella a Tajani affinché convochi subito l’ambasciatore iraniano e, a nome del governo italiano, chieda l’immediata scarcerazione.
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