Giovanni Toti, già Presidente della Regione Liguria costretto alle dimissioni e imputato di corruzione e finanziamento illecito, farebbe bene a sollevare il legittimo sospetto e a chiedere alla Cassazione la rimessione del processo a un altro tribunale. Fuori da Genova, lontano dalla Liguria. Non è un’ipotesi, a quanto si sa, ancora presa in considerazione dal suo legale Stefano Savi, ma una possibilità di cui si parla, nelle chat personali, tra magistrati e avvocati di varie città. Non è frequente, l’applicazione dell’articolo 45 del codice di procedura penale sulla rimessione, con l’ipotesi della “legittima suspicione”.

Il caso della strage di piazza Fontana

Il caso più clamoroso fu quello dello spostamento del processo per la strage di piazza Fontana, da Milano a Catanzaro. Per quale motivo sono oggi in molti nel mondo giudiziario a ritenere che Giovanni Toti dovrebbe usare questo diritto consentito all’imputato? Perché si ritiene, per motivi esterni e interni al palazzo di giustizia di Genova, che non esista un clima di sufficiente serenità che consenta ai giudici di essere imparziali. Non c’entra niente il fatto che il presidente del collegio prescelto da un algoritmo sia fratello di un ex deputato del Movimento cinque stelle. L’aria è stata resa irrespirabile se mai dalle manifestazioni contro un detenuto impossibilitato a difendersi, a replicare. Ma non si può trascurare anche lo spazio esiguo concesso finora ai diritti della difesa.

Le corsie preferenziali della Procura

Una procura schierata come un sol uomo che ha potuto indagare per quattro anni, ereditando le carte dai colleghi di La Spezia, con corsie preferenziali dovute all’astuzia di contestare una singolare aggravante mafiosa destinata in nuce a cadere come fragile birillo quando arriverà a processo. Se ci arriverà. E già, perché l’inchiesta, sempre con abili manovre a specchio, è già divisa in due. E nel processo immediato che per primo giudicherà l’ex governatore per corruzione e violazione delle norme sul finanziamento dei partiti, ovviamente l’aggravante mafiosa è stata da subito spazzata via. Pure è stata quella sulla cui base per quattro anni la vita intera di Toti è stata radiografata in ogni suo comportamento, pubblico e privato.

Liguria repubblica giudiziaria

Siamo quindi arrivati al primo redde rationem, il rito immediato che il prossimo 5 novembre, pochi giorni dopo le elezioni regionali, vedrà alla sbarra colui che per due volte era stato eletto con ampio margine alla presidenza della regione e che è stato invitato, senza allusioni ma in modo diretto ed esplicito, a dimettersi per poter tornare a essere un uomo libero. Poi c’è un imprenditore di 84 anni, Aldo Spinelli, che è stato costretto addirittura a cedere le proprie quote societarie, o quanto meno l’usufrutto, al figlio. Sempre per riconquistare la libertà. E infine c’è l’ex capo del porto di Genova, Paolo Signorini, passato faticosamente, dopo una stressante e umiliante trattativa, dal carcere ai domiciliari. C’è da domandarsi se la Liguria sia diventata una sorta di repubblica giudiziaria, separata dal resto d’Italia, in cui non sono più i cittadini a scegliere chi li dovrà governare, e non esiste più la libera impresa. Ma anche la regione in cui il vecchio comunista dichiarato Aldo Spinelli, può porre al vertice della propria azienda, la Spininvest, un avvocato di nome David Ermini, che del Pd è stato deputato per due legislature, che dallo stesso partito è stato posto al vertice del Csm, un ruolo delicato da cui dipendono le sorti e le carriere di tutti i magistrati italiani. Un tocco di bacchetta, Ermini si dimette, giustamente protestando, dalla direzione nazionale del partito di Schlein e Spinelli, e Andrea Orlando può iniziare la sua campagna elettorale.

La gip sempre d’accordo con i pm

Ma il clima genovese appare più inquinato della Senna se si passa dalle iniziative della procura a quelle dei giudici. Solo ai tempi di Mani Pulite, quando gli uomini di Borrelli e D’Ambrosio, usando un trucco che di recente è stato confermato dall’ex gip Guido Salvini, si erano scelti il proprio giudice delle indagini preliminari, avevamo assistito a una totale consonanza di pensiero e azione tra procura e gip. A noi non interessa per niente il fatto che la madre della gip Paola Faggioni sia stata consigliera comunale del Pd. Ci stupisce un pochino però il fatto che qualunque richiesta dei pm Monteverde e Manotti abbia trovato il totale assenso della giudice. Possibile che un giudice la pensi sempre allo stesso modo di una delle parti? Siamo noiosi quando ribadiamo l’urgenza della separazione delle carriere? O addirittura, come suggerito ancora da Guido Salvini, la separazione fisica dei palazzi?

Perché il processo va spostato

Ma se abbiamo notato la consonanza tra la giudice e i pm, ancor più ci ha allarmato la lettura dell’ordinanza con cui altri tre giudici, quelli del riesame, hanno respinto la richiesta di libertà avanzata dall’avvocato Savi per conto del suo assistito Giovanni Toti. È stato questo il momento che più ha preoccupato una parte del mondo dei giuristi, non solo avvocati, ma anche magistrati. Perché quel tono irrispettoso con cui i giudici si sono rivolti alla massima carica regionale, irridendolo perché la sua pretesa dichiarazione di innocenza sarebbe stata una manifestazione di stupidità, ha superato i limiti della decenza. E ancor di più perché aver trattato un indagato come una sorta di delinquente abituale ha proprio reso l’aria irrespirabile. Si tratta di giudizi o di pre-giudizi? Meglio preparare le valigie e chiedere che il processo venga spostato verso l’aria pura.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.