Il nuovo amico di Meloni
Perché Musk è sceso in politica, la sua missione non conosce confini ma un unico paletto: Usa lontani dal fanatismo
La società si radicalizza sempre di più, ma Elon sogna un’America che vada oltre le divisioni e le lacerazioni Il suo sguardo è fisso sul domani: vuole colonizzare altre terre, mettere per primo il marchio sul futuro
Elon Musk è oramai il protagonista indiscusso della politica americana. La scelta di appoggiare Donald Trump, arrivata negli istanti successivi all’attentato subito dall’ex presidente, è stata il suo alea iacta est. La scelta che per molti – soprattutto tra gli osservatori democratici – era stata già maturata da tempo, è stata ufficializzata nel momento più complesso e difficile della campagna elettorale, quello in cui per la prima volta l’America ha percepito fisicamente che ogni limite, ogni confine era stato superato. Fino a quel momento il rapporto tra Musk e la politica è sempre stato più finalizzato al raggiungimento di obbiettivi concreti, e al perseguire battaglie ideali come quelle sull’ambiente, che a un vero e proprio coinvolgimento diretto e personale. Non sono mancate comparsate nell’agone politico e scelte eccentriche come l’appoggio al rapper Kanye West nelle elezioni presidenziali di quattro anni fa. Scelte discutibili ma non casuali, perché Musk non è l’uomo dalle scelte casuali, non lo è mai stato, e forse non potrebbe esserlo.
Musk pioniere nuova frontiera che non conosce confini
Negli Stati Uniti il rapporto tra affari e politica è scandito da un ritmo serrato, fatto di appoggi, finanziamenti e legami personali. Per Musk tutto questo non vale, perché Musk non è solo un uomo d’affari, ma il pioniere di una nuova frontiera che non consce confini, o almeno è così che si immagina nel progettare le sue conquiste spaziali. Ha saputo lavorare con tutti: democratici, repubblicani, da Bush a Trump, passando per Obama e anche con Biden, nonostante non abbia mai mancato di lanciare critiche e frecciatine all’attuale amministrazione. Di tutti in passato è stato il finanziatore, ma mai prima d’ora era sceso direttamente in campo, ponendosi come capofila di un sostegno non solo economico, ma simbolico a un candidato presidente e finendo per incidere nella scelta del candidato vicepresidente. JD Vance non è forse uomo di Musk? Non è forse JD Vance il campione di quella Silicon Valley che ha deciso di rompere con le logiche di Zuckerberg, Bezos e Bill Gates?
Né eroe né cattivo
Per Musk questa è anche una battaglia per sostituire una generazione, quella dei vecchi signori del tech, e l’acquisto di X ne è stata chiaramente la dimostrazione. Per i suoi nemici, perché sono sempre i nemici che finiscono, volenti o nolenti, per alimentare le leggende, Musk è un personaggio ascrivibile agli antagonisti di James Bond vergati dalla penna di Ian Fleming: uomini decisi a dominare il mondo, senza ovviamente passare per le vie democratiche e non certo inclini ad accettare limiti e confini di un potere che essi percepiscono come unico vero orizzonte ideale della loro esistenza. Per i fan è la trasposizione ideale di Tony Stark, l’Iron Man della Marvel. Due visioni già di per sé diametralmente opposte e inevitabilmente entrambe false. Musk non è un eroe e neanche il cattivo di un film che per la verità non è stato ancora scritto. Ma l’uomo che in fondo ha scelto di ingaggiare una lotta contro quello che giudica il vero nemico della libertà, del progresso e del futuro: il fanatismo generato dalla radicalizzazione della società, alimentato per fini politici e spesso anche economici, ma contrario all’immagine di una società che si protrae verso nuovi orizzonti.
Musk, lo studio ovale e un futuro più umano di quello che pensiamo
L’America che Musk sogna è un’America che si protrae oltre il fanatismo, le divisioni e le lacerazioni. La colpa dei democratici per Musk è questa: aver accettato tutto questo e costruito un muro d’odio contro Trump. Per i nemici Musk con Vance entrerebbe in quello studio ovale a lui precluso essendo nato a Pretoria. Ma in fondo Elon ha gli occhi puntati su Marte e non sulla Terra: sogna di colonizzare altre terre, di essere – e in questo è molto americano – l’uomo che metterà per primo il marchio su un orizzonte chiamato futuro. Forse non possiamo giudicare Musk con gli occhi dell’oggi, perché per Musk l’oggi è solo un mezzo per raggiungere un sogno chiamato domani, forse più umano di quello che pensiamo.
© Riproduzione riservata