Forse la sua cravatta celeste non sarà destinata a diventare cult, come lo è quella rossa del Tycoon, ma di sicuro sarà lì al suo fianco. J.D. Vance, giovane senatore dell’Ohio diventerà il numero due di Donal Trump in caso di nuova elezione a Presidente. Quarant’anni il prossimo 2 agosto, una storia nota, la sua, perché raccontata nel bestseller «Hillbilly Elegy, Elegia americana» del 2016, che è diventato anche un film. Memorie di una famiglia e di una cultura americana in crisi, in cui Vance descrive e analizza i problemi economici della sua classe sociale. Una storia familiare difficile. Cresciuto a Middletown, in Ohio, nel cuore della Rust Belt, con mamma alcolizzata e tossicodipendente, e senza una figura paterna stabile. Da piccolo è stato per alcuni periodi un senzatetto e ha subito abusi verbal. Vance infatti è il cognome dei suoi defunti nonni. La nonna, già mamma a 13 anni, aveva 19 pistole e una volta diede fuoco al marito per ribellarsi alla sua violenza e al suo gomito alto. Sopravvisse. “Era dura come un serpente”, disse di lei JD.

La carriera e il rapporto con Trump

Una vita delineata dalla laurea in legge alla Yale University dove incontra sua moglie (una indù che gli darà tre figli) e diventa cattolico (grazie allo zio, Sant’Agostino e l’antropologo francese René Girard) dopo esserne entrato da ateo. E poi naturalmente il passato nei marine. È stato caporale in Iraq. Una carriera capovolta con lavori e incarichi sempre più prestigiosi. Avvocato aziendale, Portavoce degli affari pubblici nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti, quindi senatore per lo Stato dell’Ohio. Ma nel mezzo, c’è anche la storia del suo rapporto con Trump. Ieri nero, oggi bianco. Della sua prima presidenza nel 2016, di cui Vance – prima di ritrovarsi a candidato vicepresidente – era un critico feroce. Non capiva se fosse “un cinico stronzo come Nixon oppure l’Hitler americano”. E ancora: “Sono un repubblicano, ma mai con Trump. È droga, eroina culturale”. Non si definì sorpreso dell’ ascesa dell’ex presidente: “Che ci piaccia o no, siamo il partito delle persone a basso reddito, poco istruite e bianche e dico da tempo che se non offriamo qualcosa a loro lo farà un demagogo”. Poi però nel 2022 la svolta: si candida al Senato e ribalta la sua posizione. Oggi fa parte di quella che a Washington è definita la “New Right”. Ad avvicinarlo a Trump è stato il finanziere Thiel (che lo ha portato alla fama a suon di milioni – 17 – in spot tv). Nel 2021 il Tycoon gli concede il perdono, un anno più tardi lo fa suo delfino sostenendolo nella corsa e vittoria per un seggio al Senato. Troppo grande la tentazione di accaparrarsi la classe media e operaia bianca che Vance ormai rappresentava. “Voi parlate di poveri, io son stato povero”, uno dei tanti slogan di Vance amico peraltro del figlio di Donald.

Le posizioni

Di Trump ha sposato le posizioni sull’immigrazione. È contrario all’assistenza sanitaria dell’Affordable Care Act.Ha votato contro gli aiuti all’Ucraina (perché in passato ha “commesso l’errore di sostenere la guerra in Iraq”, arruolandosi nei Marines, ha “servito il Paese con onore”, ma ha “capito le menzogne della politica estera”). Ieri sera è entrato nell’arena della convention repubblicana di Milwaukee con musica country di sottofondo. È stato ufficializzato candidato vicepresidente, dopo essere stato nelle lista ristretta per qualche settimana con Marco Rubio e Doug Burgum. Uno dei suoi compiti principali sarà raccogliere fondi, in particolare nella Silicon Valley. Farà di tutto per promuove Trump. Specie negli stati del Mid-west. E c’è chi trova molte somiglianze tra i due, la convinzione, il modo di esprimersi. Una sola differenza: Vance viene dal basso.

Redazione

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