Pavel Durov è stato arrestato in Francia ieri sera. Il fondatore di Telegram era all’aeroporto Le Bourget vicino Parigi, appena atterrato con il suo jet privato dall’Azerbaigian, quando è stato fermato dalla gendarmeria transalpina. Sul 39enne franco-russo pendeva un mandato di perquisizione da parte della polizia francese per via di un’indagine preliminare sulla piattaforma social che ha creato e dirige.

Pavel Durov arrestato, il fondatore di Telegram al centro della battaglia sul “free speech”

La magistratura di Parigi, infatti, ha nel mirino Telegram per la mancanza di moderazione nei canali, per la mancata cooperazione con le forze dell’ordine e soprattutto per tutte le garanzie e strumenti che la piattaforma offre. Caratteristiche la rendono preziosa per dissidenti o attivisti politici braccati da regimi, ma che la rendono terreno fertile per attività illegali, dalle frodi al traffico di droga, dalla pedopornografia al terrorismo, e per hacker e criminali. Per questo motivo, secondo i magistrati francesi, l’app sarebbe complice di questi reati. La libertà con cui sul social circolano anche contenuti e messaggi – in certi casi obiettivamente pericolosi – è il nocciolo della questione che frappone da una parte la tutela della libertà di pensiero e di parola, anche sui social, e dall’altra la necessità di sicurezza.

Il caso di Durov, perché è atterrato in Francia

La domanda delle domande è perché Durov sia atterrato in Francia, consapevole che Parigi era pronto a fermarlo. Per tanto tempo aveva evitato appositamente di passare per il territorio francese, mentre ieri il suo aereo è sbarcato proprio in Francia. Tanto da far pensare che la sua mossa non sia un caso, ma una mossa deliberata, forse dettata anche da timori sulla sua sicurezza. Alcuni analisti, infatti, ritengono che Durov possa cercare protezione dall’Occidente in cambio di informazioni sulla Russia.

Chi è Pavel Durov, il fondatore di Telegram arrestato in Francia

Durov è nato nel 1984 a Leningrado, cioè l’odierna San Pietroburgo. Ma parte della sua infanzia l’ha passata in Italia, precisamente a Torino, per via del lavoro del padre russo. La madre è invece francese. Dopo il ritorno in Russia ha frequentato prima il liceo e poi l’università, dove si è laureato in filologia. Insieme al fratello, genio informatico, cominciano a partorire idee. Una delle prime è la creazione di VK (Vkontakte), un social network sullo stile di Facebook, ancora oggi molto usato in Russia. Nel 2013, invece, sempre insieme al fratello ha fondato Telegram, una piattaforma che in poco tempo acquisisce sempre più utenti, a scapito di altre app di messaggistica e social: oggi la stima è che le persone che usano l’app sia un miliardo.

Pavel Durov: il patrimonio, la vita privata e i centro figli

Un successo che spiega anche la consistenza del patrimonio di Durov, oggi stimato da Forbes in circa 15,5 miliardi di dollari. Il 39enne – che ha spostato la sede della sua società diverse volte, Berlino, Londra, Singapore, San Francisco, Dubai – ha una compagna, Dar’ja Bondarenko, una sua ex compagna di università. I due hanno cinque figli ma Durov è salito agli onori delle cronache anche per un’altra vicenda. Il franco-russo, ma con diverse cittadinanze, infatti, ha dichiarato di poter essere padre di circa cento figli, grazie alle sue donazioni alle banche del seme di ben 12 paesi nel mondo.

Il rapporto tra Durov e la Russia

Durov, però, nel 2014 ha lasciato la Russia. Colpa delle restrizioni politiche verso le sue creazioni. Le tensioni nascono sul social VK, quando l’imprenditore si è rifiutato di consegnare al governo russo i dati di un gruppo di dissidenti anti Putin attivo sulla piattaforma. “Preferisco essere libero che prendere ordini da qualcuno”, ha dichiarato prima di lasciare il suolo natio. “Il Paese è incompatibile con il business di Internet al momento”, aggiunge Durov che lascia quindi VK. Mosca, anni dopo, nel 2018, cerca di bloccare in maniera formale anche Telegram, senza però successo. Tanto che oggi sulla piattaforma ancora resistono canali e gruppi di informazione diretta senza la censura del Cremlino.

La Russia protesta per l’arresto di Pavel Durov e provoca l’Occidente

E oggi, dopo l’arresto di Durov in Francia, le autorità russe hanno preso al balzo la vicenda per mandare un messaggio. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dalla Tass, ha ricordato come nel 2018 alcune ong occidentali avessero condannato la sentenza della corte russa sul blocco di Telegram. Da qui la domanda retorica di Zakharova: la comunità internazionale ne chiederà il rilascio o “si morderà la lingua”. L’ambasciata russa a Parigi ha invece puntato il dito contro le autorità francesi, ree di “rifiutarsi di cooperare”. “Abbiamo immediatamente chiesto alle autorità francesi di spiegare le ragioni della sua detenzione e abbiamo chiesto che i suoi diritti siano protetti e che gli sia concesso l’accesso consolare. Ad oggi, la parte francese si è ancora rifiutata di collaborare su questo tema”, ha reso noto la sede diplomatica. Un’urgenza quantomeno sospetta. Così come è significativo il fatto che da Parigi, invece, si sono affrettati a dire che Durov è francese e quindi può essere processato in Francia, senza essere estradato.

La reazione di Musk

Come se non bastasse, anche Elon Musk ha commentato l’arresto di Durov. Il proprietario di X, oltre che fondatore di Tesla, lo ha fatto a modo suo con un post: “POV (punto di vista, ndr): sono le 20:30 in Europa e vieni giustiziato per aver apprezzato un meme”. In un altro post, Musk ha scritto ‘Liberté, Liberté!, Liberté?’ – con l’hashtag #FreePavel e con il video di un’intervista di Tucker Carlson al fondatore di Telegram. E ancora, in un nuovo messaggio, Musk ha attaccato il suo rivale Mark Zuckerberg, proprietario di Meta: “Ha già ceduto alle pressioni della censura. Instagram ha un problema enorme di sfruttamento dei minori, ma nessun arresto per Zuck, che censura libertà di parola e dà ai governi accesso ai dati degli utenti”.